Polonia - Capitolo
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Lettera del Superiore Generale
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I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 12/14

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 12
“In Quaresima vanno in macelleria come cani”
Sono parole dure queste usate da Maria nella sua apparizione a La Salette. Dopo essersi riferita a chi lavora la domenica e va a Messa solo per burlarsi della religione, come se non bastasse, aggiunge: “in Quaresima vanno in macelleria come cani”. Ancora una volta la Vergine si rifà alla Scrittura dove il termine “cane” era usato in senso dispregiativo per indicare i non ebrei. San Paolo stigmatizza come cani coloro che rifiutano la nuova alleanza in Cristo (cfr Fil 3, 2).
Maria in modo accorato si riferisce a chi non obbedisce alle indicazioni della Chiesa. “I precetti della Chiesa... danno una linea di vita morale che si aggancia alla vita liturgica e di essa si nutre.
Il carattere obbligatorio di tali legge positive promulgate dalle autorità pastorali, ha come fine di garantire ai fedeli il minimo indispensabile nello spirito di preghiera e nell’impegno morale, nella crescita dell’amore di Dio e del prossimo” (CCC 2041).
Molti cristiani purtroppo non ottemperano più a questi doveri e, in particolare, all’astinenza e al digiuno, penitenze nelle quali è coinvolta la totalità della persona in corpo e spirito. Non sono forme di disprezzo del corpo ma diventano mezzi per fortificare lo spirito e renderlo, nello spontaneo dono di sé, capace di potenziare la stessa sua corporeità. Dono non di una rinuncia ma di una conquista.
Per il popolo di Israele la pratica del digiuno ha sempre rappresentato un modo per esprimere la fede nell’unico vero Dio e per manifestare la presa di coscienza del proprio peccato e quindi il pentimento, la conversione e l’espiazione. Di fronte a momenti difficili per implorare l’aiuto divino venivano proclamati digiuni solenni ai quali aderiva l’intera comunità.
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto e vince le tentazioni. “Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4).
Il digiuno quaresimale
Il digiuno quaresimale è una prassi antica in uso nella Chiesa e definita fin da IV secolo. La Chiesa ci indica quali sono i tempi per la pratica dell’astinenza ossia tutti i venerdì nonché il mercoledì delle ceneri in ricordo della passione e morte di nostro Signore.
La Vergine si rammarica perché proprio quando maggiormente dovremmo sentirci partecipi delle sofferenze di Cristo e riflettere sulle nostre colpe usiamo il cibo che facciamo diventare da necessità a mezzo di peccato. La prassi della penitenza dovrebbe diventare una coerente risposta ed una testimonianza di adesione concreta e libera ai suggerimenti della Chiesa. Si va sempre più diffondendo tra i cristiani praticanti l’uso di devolvere alle opere parrocchiali (Caritas) l’equivalente in denaro degli alimenti non consumati. Il digiuno, per acquistare valore, deve essere sempre legato alla preghiera, alla carità e alla meditazione della parola di Dio, altrimenti diventa un atto di pedissequa e formale obbedienza.
Pietro Crisologo dice: “preghiera, digiuno, misericordia sono una cosa sola e ricevono vita uno dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte tre insieme non ha niente. Perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia” (Discorso 43).
Astinenza
Ai tempi dell’apparizione della Vergine a La Salette la dieta dei poveri contadini non prevedeva un grande uso di carne: l’astinenza era una costante, quindi era ancora più colpevole ed in mala fede chi dileggiava il precetto.
La Chiesa viene incontro alle esigenze dei tempi moderni e permette di sostituire l’astenersi dalle carni (tranne che per i venerdì di Quaresima e, ovviamente, per il venerdì santo nel quale è obbligatorio anche il digiuno) con atti di carità e preghiere. Ciò non vuole assolutamente dire che il precetto è stato abolito. Cerchiamo, dunque di rispettarlo in casa, al bar, al ristorante e di cogliere ogni occasione per ricordarlo e testimoniarlo.

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