Articoli filtrati per data: Ottobre 2017

Mercoledì, 04 Ottobre 2017 21:10

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 5/14


Da quanto tempo soffro per voi! Dal momento che ho ricevuto la missione di pregare continuamente mio figlio, faccio di tutto perché non vi abbandoni, ma voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi.
Gli spunti di meditazione che questo brano del Messaggio ci offre sono numerosi e per approfondirli meglio analizziamoli frase per frase.
Da quanto tempo soffro per voi!
Maria parla di tempo, di questa dimensione che è solo umana, per ricordarci che “tanto tempo fa”, sotto la Croce per noi disse il suo FIAT (Gv 19, 26-27). Ma la Vergine ci ama da sempre. Una mamma si preoccupa ed ama il proprio figlio prima ancora che questi nasca.
La Vergine soffre per noi, per ognuno di noi. E’ senza dubbio una sofferenza che fa riferimento ai problemi di tutta l’umanità, ma è anche contemporaneamente sofferenza per ognuno di noi: è attraverso l’amore e l’ascolto di singole esigenze che tutto viene proiettato nella misericordia infinita di Cristo e nella fedeltà ai progetti del Padre. La Madonna cura, si preoccupa e prega intensamente per ciascuno di noi come se fosse l’unico al mondo: ognuno si deve sentire amato e “coccolato” da Maria come lo è un bimbo in braccio alla sua mamma. Ma la Mamma in questo momento piange perché il “bambino”… non la ascolta.
Maria non si stanca di pregare per noi, siamo noi invece che ci dimentichiamo di pregare Lei.
… Dal momento che ho ricevuto la missione di pregare continuamente mio Figlio …
Maria, la serva del Signore, obbedisce a questa missione totalmente. E’ una mamma che prega il Figlio e questa è la forma più efficace di preghiera: la sua potenza è infinita perché infinita è la potenza di suo Figlio.
La Vergine intercede per noi perché è presente nella nostra vita e ne conosce la povertà. Prega soprattutto per la nostra conversione: MADRE DI MISERICORDIA. MADRE RICONCILIATRICE. Se hanno valore le “nostre” preghiere (Mc 11, 22-26), quanto potere avranno quelle di Maria!
Tutta la vita della Vergine è stata una preghiera se analizziamo umanamente gli avvenimenti che l’hanno costellata. Pensiamo all’Annunciazione, al Magnificat, alla nascita di Gesù e via via fino alla Croce e alla Pentecoste: una preghiera che continuerà fino alla fine del mondo. Non per niente la Chiesa ha aggiunto nell’AVE Maria, dopo il saluto di Elisabetta, l’invocazione di “SANTA MARIA MADRE DI DIO PREGA PER NOI PECCATORI ADESSO E NELL’ORA DELLA NOSTRA MORTE”.
… Faccio di tutto perché non vi abbandoni …
Che cosa può fare di più oltre che pregare continuamente per noi? Può essere paragonata alla preghiera di una mamma che ha il figlio in guerra. Anche noi stiamo vivendo una lotta contro il male e se la Madonna non pregasse, il demonio avrebbe campo libero con tutto quello che ne deriverebbe. Le forze del male non prevarranno solo se noi individualmente riusciremo ad attuare le esortazioni del suo Messaggio. Il brano del Siracide che si legge nella festa della Santa Famiglia (Sir 3,6) recita: “Chi obbedisce al Signore darà consolazione alla Madre”.
… e voi non ci fate caso.
E’ vero la nostra ingratitudine non ha limiti! Quanti avvenimenti sono succeduti nella nostra vita dove è stata evidente l’intercessione di Maria, che ci ha guidato in quella determinata scelta che ci ha salvato da un pericolo e che ci ha permesso di ritornare sui nostri passi.
Impariamo a fare caso a tutto ciò che abbiamo di bello e di buono, a partire dalla gioia che ci procura l’avere fede in Cristo, dalla vita, dalla famiglia, dagli amici… Impariamo però a “fare caso” ai problemi degli altri. Gli altri sono l’icona di Cristo. Il buon samaritano ha “fatto caso” al viandante che si è imbattuto nei briganti.
Per quanto pregherete e farete mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi.
Possiamo provare a compensare la pena della Madonna solo ringraziando e sforzandoci di vivere secondo i suoi insegnamenti. Se recitassimo più sovente l’ultima strofa della preghiera a La Madonna de La Salette la nostra vita avrebbe un altro raggio: “Ottienici la grazia di amare Gesù sopra ogni cosa e di consolare anche te con una vita dedicata alla gloria di Dio ed all’amore dei nostri fratelli”.

Pubblicato in LAICI ASSOCIATI (IT)
Mercoledì, 04 Ottobre 2017 21:08

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 4/14


Il braccio del Figlio…
sono costretta a lasciare andare il braccio di mio figlio, che è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo.
Questa frase, pronunciata da Maria a La Salette, è ritenuta una delle più difficili; essa ha significato solo se inquadrata nel clima di riconciliazione e di speranza che caratterizza tutto il Messaggio.
Da sempre gli uomini hanno attribuito a Dio forma antropomorfa e sentimenti umani: nella Bibbia, poi, “il braccio di Dio” è il simbolo della sua potenza e della sua giustizia. “Il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi” (Dt 26,8).
Quando il popolo di Israele tradisce l’Alleanza Dio lo punisce (cfr Is 1, 16-20) per ricondurlo sulla retta via, per ristabilire l’ordine e l’osservanza del patto. Si comporta come un genitore che è costretto, suo malgrado, ma proprio perché ama il figlio, a correggerlo.
Inquadrato nell’amore di Dio dobbiamo pensare che tutto ciò che ci accade è esclusivamente per il nostro bene.
Mosè ci presenta un “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà… che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato” (Es 34, 6-7). Ne consegue che Dio ha un solo sentimento: l’amore, anzi “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (Gv 4, 16).
La Vergine Maria, come è nello stile del Messaggio sembra riproporci l’episodio dell’A.T., quando nella battaglia di Refidìm, Amalèk sfidò Israele (cfr Es 17, 11-12). Sono i nostri peccati che pesano sul braccio crocifisso di Gesù.
Se i soldati romani glielo avessero permesso, Maria, sotto la croce, sarebbe andata a sorreggere il braccio di Gesù non solo come una madre coraggiosa che partecipa alla sofferenza del figlio ma soprattutto condividendone la sua missione redentrice.
La Vergine ci ricorda il potere enorme che hanno la preghiera e la fede. “In verità io vi dico: se avrete fede pari ad un granello di senape…” (cfr Mt 17, 20-21).
E’ bello pensare che insieme alla Madonna possiamo esserci anche noi, con le nostre preghiere e le nostre opere, guidate dai “dieci comandamenti”, a sostenere il braccio misterioso di Gesù e pregare con la certezza di essere ascoltati da un Padre amorevole. “A te che ascolti ogni preghiera, viene ogni mortale. Pesano su di noi le nostre colpe ma tu perdoni i nostri delitti” (Sal 65, 3). Così come possiamo pensare che fossero preghiere i sassi posti sotto le braccia di Mosè.
A La Salette Maria ci chiede di pregare con lei, di aiutarla: chiede la nostra miseria e la nostra pochezza perché… non ce la fa più! Quanta tenerezza in quest’espressione! E’ la Vergine che chiede aiuto, non perché ha bisogno di noi ma perché vuole coinvolgerci nella riconciliazione universale.
Questa richiesta è talmente sconcertante che ci deve fare rabbrividire al pensiero di quanto poco preghiamo per la nostra conversione e per quella di tutti gli uomini.
Maria vede i nostri bisogni e le nostre difficoltà e come ha fatto a Cana intercede per noi, ma anche a noi dice: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gio 2,4) Maria ha avuto fiducia in quei servi e loro hanno obbedito. Ma noi come rispondiamo?
Dio ha fiducia nell’uomo che è la realizzazione del suo disegno d’amore e vuole che nessuno si perda. Mette però delle regole e dei paletti ben precisi: le “dieci parole” e le beatitudini, ancorati nella giustizia e nella amorevole misericordia di Dio.
Dicevamo all’inizio del Figlio di Dio giudice: ed è dogma di fede. Infatti nel Credo recitiamo: “E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine”. Gesù, quindi, è giudice e darà ad ognuno la sua sentenza finale.
Nella nostra limitata logica umana non possiamo comprendere come due realtà, giustizia e misericordia, possano coesistere. Ci rincuora però Giovanni dicendoci: “nell’amore non c’è timore, l’amore perfetto caccia il timore, perché il timore presuppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore” (1Gv 4,18).

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Mercoledì, 04 Ottobre 2017 21:04

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 3/14

Se il mio popolo non vuole sottomettersi…

Dopo l’affettuosa e rassicurante esortazione iniziale e la precisa motivazione della sua apparizione, la Vergine entra subito nel vivo, fissando quello che sarà il tema del suo Messaggio, stabilendo un accordo, un patto che si attuerà solo se sarà rispettato il “se” iniziale:SE IL MIO POPOLO NON VUOLE SOTTOMETTERSI…

Il “se” ha per logica una conseguenza.

Il “se” è un simbolo di libertà: la libertà dei figli di Dio, la libertà che Dio ci dona fino alle estreme conseguenze… Maria affida a noi, alle nostre scelte l’esito della sua missione a La Salette.

Il mio popolo. Parlando a Massimino e Melania la Vergine si rivolge all’umanità intera e soffre per il suo popolo. Infatti ogni persona, in quanto plasmata dalle mani dell’Altissimo, fa parte del “suo popolo” (“verranno da oriente e da occidente da settentrione e da mezzogiorno e sederanno a mensa nel regno di Dio” Lc 13,29) ma le parole di Maria sono indirizzate principalmente a noi battezzati, che, pur appartenendo a Cristo, non ricambiamo il suo amore di Madre tanto da farla piangere.

Un popolo però è composto da tante singole persone che Dio ama e conosce per nome; ma ci ama anche globalmente perché siamo il suo popolo. “…piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un Popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse… Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo” (Conc. Ecum. Vat. II Lumen gentium 9).

Siamo tutti concatenati e il peccato di uno contamina tutti ma anche il bene compiuto dal singolo si riversa su tutti.

Si è soliti dire che un’anima che si eleva, eleva il mondo. Domandiamoci, quindi, di quanto poco ci impegniamo per migliorarci e di quanto non bene fatto siamo responsabili.

Il Beato Giovanni Paolo II incontrando i giovani disse: “Il dono più grande che ognuno di noi può fare alla Chiesa è farsi santo”.

Sottomettersi, perché?

Non vuole sottomettersi. La Vergine manifesta, poi, il motivo di quel “se” iniziale. Dio dimostra il suo grande rispetto per l’uomo: sottomettersi non vuol dire obbedire per paura, ma essere coinvolti nella fedeltà e nell’amore.

Sottomettersi per libera scelta è spogliarsi di se stessi, del proprio io per fare spazio a Dio, non è mortificare la libertà e l’intelligenza ma è un atto di umiltà e di verità. Il peccato di Adamo ed Eva è stato il rifiuto della verità di essere creature:” sarete come Dio” (cfr Gen 3,5).

La vita di Gesù è un esempio di sottomissione: a Nazaret stava sottomesso a Maria e a Giuseppe (Lc 2, 51-52). Malgrado la sua angoscia di fronte alla morte “Gesù la assume in un atto di totale e libera sottomissione alla volontà del Padre suo. L’obbedienza di Gesù ha trasformato la maledizione della morte in benedizione” (Rom 5, 19-20).

Adesso pensiamo a quale esempio di sottomissione ci viene da Maria che liberamente condiziona tutta la sua vita a quel “Sono la serva de Signore, avvenga in me quello che hai detto” (Lc 1, 38), cosciente dell’enorme compito che le si poneva di fronte.

Nel Messaggio di Maria a La Salette traspare chiaramente un continuo richiamo biblico alla linea dei profeti. La Bibbia infatti è piena di esortazioni a cambiare strada, a tornare indietro, a prendere coscienza del proprio peccato e a lasciarsi riconciliare con Dio.

Maria a La Salette è un ponte tra l’antico e il nuovo testamento ma noi non “vogliamo” sottometterci, forse perché lo siamo già all’amor proprio, al denaro, al conformismo, alla superficialità, alla carriera, al desiderio di essere e di potere.

Quel “non vuole” è la parola chiave di tutto il Messaggio, è il rifiuto dell’uomo ad accettare Dio, Padre e Creatore, è l’ostinarsi ad ignorarlo e a fare a meno di Lui e della sua Legge. “Non vuole” è la scelta drammatica: può farlo ma non lo fa. La conseguenza è il peccato, che vuol dire seguire il separatore che non solo ci allontana da Dio, ma smembra il suo popolo. La Vergine Riconciliatrice ce lo ricorda piangendo.

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 3

Se il mio popolo non vuole sottomettersi…

Dopo l’affettuosa e rassicurante esortazione iniziale e la precisa motivazione della sua apparizione, la Vergine entra subito nel vivo, fissando quello che sarà il tema del suo Messaggio, stabilendo un accordo, un patto che si attuerà solo se sarà rispettato il “se” iniziale:SE IL MIO POPOLO NON VUOLE SOTTOMETTERSI…

Il “se” ha per logica una conseguenza.

Il “se” è un simbolo di libertà: la libertà dei figli di Dio, la libertà che Dio ci dona fino alle estreme conseguenze… Maria affida a noi, alle nostre scelte l’esito della sua missione a La Salette.

Il mio popolo. Parlando a Massimino e Melania la Vergine si rivolge all’umanità intera e soffre per il suo popolo. Infatti ogni persona, in quanto plasmata dalle mani dell’Altissimo, fa parte del “suo popolo” (“verranno da oriente e da occidente da settentrione e da mezzogiorno e sederanno a mensa nel regno di Dio” Lc 13,29) ma le parole di Maria sono indirizzate principalmente a noi battezzati, che, pur appartenendo a Cristo, non ricambiamo il suo amore di Madre tanto da farla piangere.

Un popolo però è composto da tante singole persone che Dio ama e conosce per nome; ma ci ama anche globalmente perché siamo il suo popolo. “…piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un Popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse… Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo” (Conc. Ecum. Vat. II Lumen gentium 9).

Siamo tutti concatenati e il peccato di uno contamina tutti ma anche il bene compiuto dal singolo si riversa su tutti.

Si è soliti dire che un’anima che si eleva, eleva il mondo. Domandiamoci, quindi, di quanto poco ci impegniamo per migliorarci e di quanto non bene fatto siamo responsabili.

Il Beato Giovanni Paolo II incontrando i giovani disse: “Il dono più grande che ognuno di noi può fare alla Chiesa è farsi santo”.

Sottomettersi, perché?

Non vuole sottomettersi. La Vergine manifesta, poi, il motivo di quel “se” iniziale. Dio dimostra il suo grande rispetto per l’uomo: sottomettersi non vuol dire obbedire per paura, ma essere coinvolti nella fedeltà e nell’amore.

Sottomettersi per libera scelta è spogliarsi di se stessi, del proprio io per fare spazio a Dio, non è mortificare la libertà e l’intelligenza ma è un atto di umiltà e di verità. Il peccato di Adamo ed Eva è stato il rifiuto della verità di essere creature:” sarete come Dio” (cfr Gen 3,5).

La vita di Gesù è un esempio di sottomissione: a Nazaret stava sottomesso a Maria e a Giuseppe (Lc 2, 51-52). Malgrado la sua angoscia di fronte alla morte “Gesù la assume in un atto di totale e libera sottomissione alla volontà del Padre suo. L’obbedienza di Gesù ha trasformato la maledizione della morte in benedizione” (Rom 5, 19-20).

Adesso pensiamo a quale esempio di sottomissione ci viene da Maria che liberamente condiziona tutta la sua vita a quel “Sono la serva de Signore, avvenga in me quello che hai detto” (Lc 1, 38), cosciente dell’enorme compito che le si poneva di fronte.

Nel Messaggio di Maria a La Salette traspare chiaramente un continuo richiamo biblico alla linea dei profeti. La Bibbia infatti è piena di esortazioni a cambiare strada, a tornare indietro, a prendere coscienza del proprio peccato e a lasciarsi riconciliare con Dio.

Maria a La Salette è un ponte tra l’antico e il nuovo testamento ma noi non “vogliamo” sottometterci, forse perché lo siamo già all’amor proprio, al denaro, al conformismo, alla superficialità, alla carriera, al desiderio di essere e di potere.

Quel “non vuole” è la parola chiave di tutto il Messaggio, è il rifiuto dell’uomo ad accettare Dio, Padre e Creatore, è l’ostinarsi ad ignorarlo e a fare a meno di Lui e della sua Legge. “Non vuole” è la scelta drammatica: può farlo ma non lo fa. La conseguenza è il peccato, che vuol dire seguire il separatore che non solo ci allontana da Dio, ma smembra il suo popolo. La Vergine Riconciliatrice ce lo ricorda piangendo.

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Mercoledì, 04 Ottobre 2017 21:00

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 2/14


“…figli miei, non abbiate paura: sono qui per annunciarvi un grande messaggio”
Continuiamo la nostra meditazione sul Messaggio della Vergine a La Salette riflettendo sulle seconde parole “FIGLI MIEI”. Figlio è la parola più affettuosa che una persona possa dire ad un’altra e non c’è amore più completo ed assoluto di quello che ha una madre per i propri figli.
Maria dice “miei” e se siamo suoi vuol dire che non possiamo appartenere a nessun altro. In questa frase è manifesto tutto l’amore che ha per noi: chi ci chiama “figli miei” non può che volerci bene e volere il nostro bene. Ma quando ci avviciniamo al mistero, consapevoli della nostra pochezza e dei nostri limiti, abbiamo paura come i pastorelli.
Questo stato emotivo e di apprensione nell’Eden era completamente assente, ma irrompe, nella storia dell’uomo, dopo il peccato, a sottolinearne maggiormente la fragilità: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo e mi sono nascosto” (Gen 3,12).
Maria, a La Salette, madre del nuovo Adamo ed essa stessa nuova Eva, portando sul petto l’immagine di chi ha vinto il peccato, ci sostiene e ci dà forza dicendoci: “NON ABBIATE PAURA”: principalmente di testimoniare Cristo e di credere nella vita.
Sono parole rassicuranti che indicano la volontà di colloquiare, di instaurare un dialogo. Quante volte, però, non siamo disposti ad ascoltare Cristo che non vediamo e maggiormente il prossimo che vediamo e ci sta vicino? Quante persone sole, quante hanno bisogno di parlare e di sentirsi ascoltate!
Accoglienza: impegno dei laici
Spesso nelle nostre parrocchie si parla di “accoglienza”, di far sentire a proprio agio chi viene in chiesa, anche solo per poco tempo o di passaggio.
Sull’esempio di Maria dovremmo essere capaci di avvicinare le persone e, con estrema semplicità e disarmati, far sentire loro che dobbiamo vivere in comunione, che ognuno è prezioso agli occhi di Dio che ci conosce per nome e ci ama singolarmente.
Nessuno si deve sentire trascurato o ignorato o massificato o, peggio, giudicato o respinto. Quante volte non lo facciamo perché abbiamo paura di non avere tempo, o di non trovare le parole o gli atti adatti o temiamo di fare brutta figura o semplicemente per rispetto umano. Ma a volte per suscitare un dialogo o iniziare un’amicizia basta solo un sorriso e un saluto più cordiale e meno anonimo. Pensiamo a quanti “scambi della pace” vengono fatti con indifferenza. Forse è proprio nell’accoglienza che noi laici dovremmo impegnarci maggiormente, aiutando i Sacerdoti e mettendoci a disposizione della comunità.
“Non abbiate paura”: questa esortazione nella Bibbia è ripetuta 360 volte (quasi a significare che di questo incoraggiamento ne abbiamo bisogno ogni giorno!) e la Vergine lo dice anche a noi per tutti gli eventi della nostra vita.
Ci rimanda il Salmo 23 “anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” e ci ricorda le ultime parole di Gesù che, al momento dell’ascensione, ci rassicura dicendo: “Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Se si è con Cristo e con Maria di chi e di che cosa dobbiamo avere paura?
Maria entra subito nel vivo della sua missione e dice ai fanciulli: “SONO QUI PER ANNUNCIARVI UN GRANDE MESSAGGIO”. Chiarisce che ha un compito ben preciso. E’ venuta ad annunciarci un “grande messaggio”, non una cosa da poco, da dimenticare o trascurare o da recepire con superficialità. Maria non tradisce il suo compito di madre premurosa e preoccupata per i suoi figli, parla a nome di Cristo per darci consigli importanti, farci un discorso denso di significati per metterci di fronte alle nostre responsabilità.

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Mercoledì, 04 Ottobre 2017 20:46

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 1/14


Introduzione
Il percorso dei Laici Salettini di Roma è iniziato quando nell’ottobre nel 2009 due coniugi della Parrocchia di Nostra Signora de La Salette sono stati invitati da P. Heliodoro a partecipare all’incontro dei Laici Salettini di alcune Province Europee a La Salette in Francia.
L’obiettivo era quello di formare, nella nostra Parrocchia, un gruppo di persone che, disposte a fare comunità, si impegnassero a vivere la vita cristiana dando una maggiore rilevanza alla preghiera riparatrice, all’impegno apostolico richiesto dall’essenza
del Messaggio e ad operare nello spirito dell’annuncio della Riconciliazione. Questo non implica gravare la vita di ulteriori pesi ed incombenze, bensì rimanere nell’ordinario e nel quotidiano con uno spirito nuovo.
Il tutto è stato, volutamente, proposto ad un numero limitato di persone che già frequentavano la Parrocchia per iniziare un nucleo in grado, poi, di testimoniare la validità dell’iniziativa. Il primo obiettivo è stato quello di creare tra noi un clima di amicizia e di fraternità poiché la reciproca conoscenza era solo superficiale, in quanto operavamo in Parrocchia ma in ambiti diversi quali la Caritas, la catechesi nelle sue numerose fasi, l’oratorio, la liturgia, i ministri straordinari, la Legio Mariae, l’ufficio parrocchiale, il volontariato in genere e la redazione della rivista La Salette, inoltre il gruppo era composto da persone di età, esperienze lavorative e scelte di vita diverse.
Già dal primo incontro tutti abbiamo ammesso di conoscere il Messaggio poco e superficialmente e, non sempre per colpa nostra, ma perché spesso presentato solo per sommi capi. Bisognava, quindi, per entrare pienamente nello spirito della Riconciliazione, non solo studiare nella globalità ciò che la Vergine ci ha detto, ma meditarlo parola per parola.
Il Messaggio
La Vergine non ha parlato a caso, ha parlato in nome di Dio e con la forza del Fuoco dello Spirito, ha soppesato ogni parola ed ognuna ha una valenza eccezionale: basti pensare a quel “SE” che è il simbolo della nostra responsabilità, della libertà dei figli di Dio ed anche a quel “E VOI NON CI FATE CASO”.
Abbiamo quindi suddiviso il Messaggio in quattordici frasi ed iniziato a meditarlo seguendo più o meno questa traccia: che cosa, in questo momento della tua vita, La Vergine “dice” a te? Perché? Quali valori hai scoperto o riscoperto? Come intendi viverli, attuarli e farli conoscere?
Ci incontravamo, con cadenza mensile e, sotto la guida di Padre Heliodoro, condividevamo le riflessioni
Non abbiamo avuto difficoltà ad accettare questo metodo di lavoro, anche se, pur essendoci tra noi una conoscenza-amicizia, non c’era una confidenza tale da permettere una totale apertura al dialogo. Questo stile di lavoro ha ottenuto un notevole successo: più meditavamo il Messaggio, più ci affascinava, più ne scoprivamo la ricchezza e più cresceva fra noi l’amicizia e la carità. Abbiamo iniziato anche a scrivere queste nostre meditazioni che, in seguito, abbiamo raccolto e pubblicato sulla Rivista Missionaria Mariana bimestrale “La Salette”. Purtroppo il limitato spazio concesso alla Rubrica “I laici meditano il Messaggio”(solo 42 righe) ci ha costretto a riassumerle.
Sono solo meditazioni di laici, senza alcuna pretesa, ma con un unico e significativo filo conduttore: le parole di Maria.

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 1
Avvicinatevi
L’Apparizione della Vergine a La Salette lascia sconcertato chi per la prima volta ne sente parlare.
Sabato 19 settembre 1846, Massimino Giraud di 11 anni e Melania Calvat di 15 anni, abitanti a La Salette, un piccolo paese del dipartimento dell’Isere, portando al pascolo le mucche sul monte sovrastante a 1800 m, vedono, in un globo di luce, una Bella Signora “seduta” su di un sasso che, con il viso nascosto tra le mani, piange.
Nel valloncello i pastorelli restano perplessi di fronte a tale visione. Anche se notevolmente spaventati, la loro reazione oscilla tra un senso di imbarazzo di fronte al pianto e la curiosità di conoscere quella donna che mostrava palesi segni di sofferenza.
La Vergine “sta seduta” e questo fa pensare che il dolore arrecato dai peccati degli uomini sia addirittura superiore a quello che ha sofferto quando, secondo l’iconografia tradizionale, stava “in piedi” sotto la Croce. Piange, come piangeva allora e come piangono tutte le mamme del mondo quando i figli recano loro un dolore insopportabile. Piange con abbondanti lacrime e, con infinita tenerezza, ce lo mostra per arrivare a “toccare” il cuore di noi suoi figli. Ma il nostro cuore è di carne o di pietra? (cfr Ez 11, 19-20).
La Vergine si alza e parla: “AVVICINATEVI” è la prima parola che rivolge ai due pastorelli. Non è un ordine ma una esortazione, un invito a stabilire un rapporto affettivo. I pastorelli poi commenteranno: “ce lo disse con un tono così dolce che non avemmo più paura”.
Il primo passo lo fa la Vergine che va incontro a Massimino e Melania e anche loro le si avvicinano tanto che, come riferisce Massimino, tra loro non c’era lo spazio per un’altra persona.
La Madonna è ora sullo stesso “livello” dei ragazzi, anche se la sua statura li costringe a guardare in alto.
La Bella Signora ha sul petto una croce con il Cristo che sembrava vivo. Ai lati dei bracci della croce vi sono un martello e un paio di tenaglie. La Vergine viene non per se stessa, ma per mostrarci suo Figlio, per portarci l’Emanuele, il Dio con noi e per mostrarci la sua piena adesione alla volontà del Padre, adempiendo al misericordioso compito di essere nostra madre: “Avvicinatevi” è un richiamo che, a nome di Cristo, la Madonna, in ogni momento fa anche a noi: ma a quanti “avvicinatevi” non abbiamo risposto?
L’abbiamo forse allontanata come gli albergatori di Betlemme dicendo che per Lei e per Suo Figlio nella nostra casa non c’è posto perché è già piena di egoismo, pigrizia, poca fede, rabbia, rancore ecc.. o come il giovane ricco ce ne siamo andati tristi?
Gli Evangelisti raccontano delle innumerevoli volte in cui Gesù ha detto “avvicinatevi”: ai pescatori del lago, ai fanciulli, a Zaccheo, a Tommaso ecc. fino a incontrare Giuda per ricevere l’ultimo bacio.
Fa riflettere anche il fatto che nel VT (Esodo 3,5) Dio dice a Mosè “non avvicinarti oltre, togliti i calzari”, nel NT, invece, possiamo dire che la distanza tra il Creatore e le sue creature, mediante il mistero dell’Incarnazione di Cristo, si è immensamente accorciata.
A La Salette, infatti, Maria ci vuole vicino, così come siamo, con le nostre scarpe, con il peso delle nostre scarpe infangate, ben piantate per terra, che rappresentano le nostre debolezze (L’Apparizione a La Salette è l’unica in cui la Vergine indossa le scarpe). La Madonna dopo la sua esortazione ad avvicinarci è in attesa di una risposta. Non forza la nostra volontà, come non ha forzato quella degli umili pastorelli; ma solo se saremo veramente liberi e consapevoli di scegliere di “avvicinarci” saremo in condizione di “sentire” il suo Messaggio e di dare una svolta definitiva alla nostra vita.

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