Articoli filtrati per data: Giovedì, 05 Ottobre 2017

Giovedì, 05 Ottobre 2017 07:31

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 10/14

Invito alla preghiera
“Fate bene la vostra preghiera, figli miei?”
E’ una domanda semplice che Maria, a La Salette, come solo una mamma premurosa può fare, rivolge a Massimino e Melania. E loro senza imbarazzo rispondono la verità: “Non sempre, Signora”. E’ la domanda che Maria fa oggi ad ognuno di noi: “e tu preghi?” E’ il richiamo di Maria alla preghiera personale, Lei che è stata sempre abituata a custodire e meditare tutti gli avvenimenti di cui è stata partecipe sa, meglio di chiunque, quanto è importante la preghiera. Pregare è rispondere all’amore di Dio, è andare alla ricerca di Dio, è riconoscere che siamo suoi figli, sue creature, è prendere coscienza che Dio ci ascolta.
Quando l’uomo si desta dal suo delirio di onnipotenza e prende coscienza dei suoi limiti e della sua vulnerabilità, sente la necessità di pregare e questo avviene in tutti i popoli e per tutte le religioni. Preghiamo quando le cose vanno bene per ringraziare e per chiedere soccorso quando vanno male.
Gli Apostoli stessi che vedevano il rapporto diretto esistente tra la straordinaria vita di Gesù e la sua profonda e costante preghiera gli hanno chiesto: “insegnaci a pregare” e Gesù lo ha fatto recitando quel capolavoro che è il Padre Nostro.
Maria ripete l’affettuoso “figli miei” ed aggiunge “bisogna proprio farla sera e mattino”. Quel bisogna colpisce.
Vivere senza pregare vuol dire non saper adoperare questo “dono” che può salvare il mondo. Bisogna desiderare di pregare e farlo, perché solo pregando si impara a pregare, ma… noi non abbiamo tempo! In realtà non manca il tempo ma la “condizione” per trovarlo.
A Dio che è il padrone del tempo dedichiamo solo qualche breve momento della nostra giornata.
E’ triste pensare che il frenetico ritmo in cui viviamo ci porti a diventare schiavi del tempo, a non riuscire a gestire e santificarne nemmeno una piccola parte da dedicare a Dio considerandolo una perdita di tempo.
Quando potete ditene di più
Spesso ci manca la capacità di rimanere soli per riflettere, per trovare Dio dentro noi stessi ed inserirLo nel quotidiano. Si è soliti dire che la preghiera santifica il tempo. La Vergine a La Salette ci dice perfino quando dobbiamo farla: “sera e mattino”. Lei stessa ci scandisce il tempo come fatica e riposo, come svegliarsi e dormire e, come vivere e morire perché senza preghiera si muore dentro.
La Madonna a La Salette non chiede grandi preghiere ma si accontenta solo di un “Pater ed un’Ave”, dell’essenziale. Chiede di pregare rivolgendosi a Lei, dimostrando così il suo amore e la sua potenza. Non per niente la chiamiamo: Virgo potentissima e Auxilium christianorum. La Vergine si accontenta di poco ma ci dice anche che: “quando potete fare meglio ditene di più”. Ma come pregare? Ci risponde il Vangelo: “Quando preghi entra nella tua camera e chiudi la porta, prega il Padre nel tuo segreto” (Mt 5, 6): Pregare sempre nel segreto del proprio cuore per rimanere uniti a Dio e trasformare tutta la vita in preghiera.
San Paolo dice che i fedeli a volte non sanno cosa sia utile chiedere perché si attui la volontà del Padre, ma lo Spirito suggerisce ciò che è più conveniente (cfr RM 8, 26-27). Le nostre preghiere devono essere fatte con l’umiltà di chi sente la necessità di ringraziare, di essere riconoscente. Purtroppo siamo usi pregare per chiedere ma poco per lodare e ringraziare Dio per tutto ciò che ci ha donato.
San Francesco pregava chiedendo”fede retta, speranza certa, carità perfetta, umiltà profonda, sapienza e discernimento”.

Pubblicato in LAICI ASSOCIATI (IT)
Giovedì, 05 Ottobre 2017 07:24

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 9/14


“Se si convertono le pietre e le rocce diventeranno mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi”
La Vergine a La Salette, con questo “SE”, ci mette di fronte a tutta la nostra responsabilità e continua la costante esortazione che percorre tutto l’Antico ed il Nuovo Testamento che si sintetizza nel “convertitevi”. Maria piange sulle nostre sciagure e ci indica l’unico modo per ristabilire il rapporto con il Padre e non restare soffocati dalle nostre miserie. Nel giardino in Eden tutto era pace e fecondità: la conseguenza del peccato è morte dolore e fatica (cfr Ge 3, 16-19).
Ma che cosa vuol dire convertirsi?
Vuol dire ritornare sui propri passi e riscoprire l’essenziale della vita, è trovare il coraggio di inginocchiarsi davanti ad un Sacerdote e dire: “ho sbagliato” con la certezza che Dio ci dà la forza di ricominciare.
Per fare ciò occorre rimuovere quello che di negativo, di egoistico, di malvagio è nascosto nel segreto del nostro essere. Mettersi in discussione comporta fatica, umiltà, riflessione, preghiera e perdono incondizionato delle offese… Nel Padre Nostro diciamo “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo…”.
Convertirsi è cambiare, diventare un uomo nuovo, è rivestire di carne le ossa inaridite e ricevere uno spirito nuovo che rende possibile la vita: è ri-vivere (cfr Ez 37, 1-13).
A noi forse non viene chiesto di vivere una conversione eclatante come quella di San Paolo, S. Agostino, S. Francesco ecc. ma ci viene chiesto di convertirci tutti i giorni, in un impegno costante attraverso gli avvenimenti del quotidiano. Ripartire dopo ogni confessione perché “convertitevi il Regno di Dio è vicino” (Mt 4, 17) è valido anche adesso, la conversione è continua perché Dio non lo si ama e conosce mai abbastanza.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al punto 1847, ricorda che Dio ci ha creato senza di noi ma non ha voluto salvarci senza di noi (cfr Lc 15). L’accoglienza della sua misericordia esige da parte nostra il riconoscimento delle nostre colpe. “Se diciamo che siamo senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa” (Gv 1, 8-9).
Siamo tutti peccatori ma purtroppo sempre pronti a sottolineare gli errori degli altri e a giustificare i nostri se non addirittura a negarli. La misericordia di Dio è infinita e perdona tutto e tutti, anche chi crede di avere una colpa tanto grande da non poter essere perdonata. Dio chiama tutti e sempre, pensiamo agli operai dell’ultima ora, al buon ladrone… non c’è un tempo ideale per convertirsi. Maria a La Salette non chiede una conversione di massa ma vuole la mia ed ora. Si dice che il paradiso è pieno di peccatori pentiti! Prega per noi Vergine Riconciliatrice affinché, veramente riconciliati, diventiamo degni delle promesse di Cristo.
La gioia della conversione
Maria chiedendo di convertirci manifesta anche le conseguenze di questa scelta: “le pietre e le rocce…”. L’Antico Testamento è costellato di numerosi esempi di “vantaggi” che scaturiscono dall’avere dato fiducia alle parole di Dio: “beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio… Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati” (Sal 146, 5-7).
Convertirsi vuol dire anche abbandonarsi alla fiducia in chi ci ha assicurato di esserci sempre accanto e di non lasciarci mai soli. “Beato l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. E’ come un albero piantato lungo il fiume, nell’anno della siccità non si darà pena, non smetterà di produrre frutti” (Ger 17, 7-8).
Quante volte nella vita ci diamo pena perché contiamo solo nelle nostre forze senza confidare nell’aiuto di Dio! Pensiamo alle Donne che, di buon mattino, si recavano al sepolcro e “dicevano tra loro: chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro? Alzando lo sguardo videro che la pietra era già stata rotolata, benché fosse molto grande” (Mc 16, 3-4). Tanta preoccupazione e poi il Signore aveva già provveduto! Questo non vuol dire che dobbiamo vivere nel fatalismo o nella pigrizia.
Vige sempre il proverbio: aiutati che Dio ti aiuta; ma ricordiamoci anche che “se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i muratori, se il Signore non vigila sulla città invano veglia la sentinella” (Sal 127, 1).
Si è soliti dire che il cristiano deve agire come se tutto dipendesse da lui, ma tenendo sempre presente che tutto dipende da Dio e da Dio tutto proviene.
Quando Maria dice a Massimino e Melania che le rocce si trasformeranno in grano pare di sentire Gesù che afferma: “Non preoccupatevi della vostra vita, di quello che mangerete o berrete. Il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno, cercate invece anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutte le cose ci saranno date in aggiunta” (Mt 6, 25-33). Quante volte le preoccupazioni del quotidiano ci fanno dimenticare che il nostro fondamentale compito di cristiani è quello di prodigarci perché “venga il suo regno”!
Se avessimo più fede nelle parole di Cristo il mondo andrebbe senz’altro meglio e noi vivremmo più sereni e felici. Benedetto XVI nella Giornata Mondiale della Gioventù del 2012 parlando della gioia della conversione dice “la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il nostro cammino: i comandamenti.. un insieme di essenziali e preziose regole di vita che conducono a un’esistenza felice realizzata secondo il progetto di Dio”.
Il Signore sa quali sono le nostre necessità ma è importante che noi gliele chiediamo altrimenti non ci avrebbe insegnato a pregare dicendo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
La Provvidenza di Dio ci aiuta nel quotidiano per il necessario ma noi siamo ingordi e cerchiamo di ammucchiare per timore di non averne abbastanza, per paura di rimanere senza. Pensiamo a Mosè che riferendosi alla manna piovuta dal cielo dice: “Nessuno ne faccia avanzare fino al mattino” (Es 16, 19). Dobbiamo fidarci, quindi, totalmente di Dio perché preoccuparci eccessivamente per il domani vuol dire non avere fede e non riuscire a cantare con il salmista: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”.
La Vergine a La Salette, nell’esortarci alla conversione, a diventare persone nuove, dice che tutto cambierà in conseguenza di questa nostra scelta. Infatti dove ora c’è aridità e sterilità le rocce diventeranno mucchi di grano e tutto sarà fecondo. E’ il passaggio dalla povertà alla ricchezza, dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia.
Anche la vita del “convertito” è segnata da prove, cadute, dolori e difficoltà d’ogni genere, ma il sapere che Cristo crocifisso è con lui sempre, è un aiuto incommensurabile. La sua vita è come la casa costruita sulla roccia (Mt 7, 24).
Soprattutto noi laici salettini, impegnati a testimoniare il Messaggio di Maria dovremmo ricordarci che la Vergine porta sul petto il Figlio crocifisso e che solo fissando in Lui lo sguardo possiamo trovare conforto e forza. Teresa d’Avila diceva: “Niente ti turbi, niente ti spaventi, chi ha Dio nulla gli manca, tutto passa, solo Dio resta, solo Dio basta”.

Pubblicato in LAICI ASSOCIATI (IT)
Giovedì, 05 Ottobre 2017 07:15

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 8/14

I segni dei tempi
“Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra. Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate; voi non ci fate caso. Anzi, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale, non ve ne saranno più. Voi non capite, figli miei? Ve lo dirò diversamente.
(La bella Signora riprende, nel dialetto di Corps, dalla frase “Se il raccolto si guasta…” e prosegue:)
Se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere, al momento della battitura.
Sopraggiungerà una grande carestia.
Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti da convulsioni e moriranno tra le braccia di coloro che li terranno.
Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà”.
Questa lunga frase del Messaggio di Maria a La Salette è conosciuta come “i segni dei tempi”; Maria infatti annuncia una serie di avvenimenti che accadranno, il cui esito nefasto si ripercuoterà sull’umanità.
Maria a La Salette nel comunicare con Massimino e Melania ha uno stile tipicamente biblico e questo passo in particolare sembra la descrizione dei vari flagelli raccontati nella Bibbia. Pensiamo alla “cacciata dall’Eden”, alle “dieci piaghe” che si abbattono sull’Egitto, e al duro rimprovero di Gesù alle città impenitenti (Mt 11, 21-24).
La Santa Vergine piange su noi e sulla nostra terra che è seminata più di zizzania che di buon seme.
L’opera di Dio viene guastata dalla nostra capacità distruttiva in opposizione alla Redenzione. La zizzania della nostra smania di possedere, di prevaricare, di godere, di protagonismo (che si sintetizza in una sola parola: il peccato) ci ha portato ad abusare del dono della “terra” per devastarla con un uso scriteriato fino a provocare effetti catastrofici: alluvioni, tracimazioni, frane ecc…
Maria piange perché vede noi, suoi figli, soffrire per delle “ferite” che ci siamo fatti e ci stiamo facendo da soli. Questo accade quando l’uomo, in adesione al male, si convince di poter fare a meno di Dio e sopravvaluta le sue capacità fino a modificare la natura, fino a pretendere di dominarla totalmente: basti pensare agli OGM, alle deviazioni dei fiumi, agli esperimenti nucleari o a quelli sulla genetica compresa quella umana.
La “Madonna contadina”, come viene chiamata in America latina la Vergine de La Salette, parla a dei contadini e, per farsi capire meglio, fa riferimento alle loro esperienze. I veggenti hanno sperimentato che cosa vuol dire vedere marcire il grano, raccogliere patate guaste: vuol dire fame. Vuol dire avere lavorato e sudato inutilmente e allora nasce la rabbia e la bestemmia che è il male-dire tutta l’opera di Dio. Dal male-dire ecco il male-fare “in parole, opere ed omissioni”. Accusiamo Dio dei nostri errori ma in questo processo ci condanniamo da soli.
Se avete del grano non lo seminate
E’ la perdita completa della speranza. Se non si semina, nemmeno si raccoglie, ma questo accade quando il nostro cuore è lontano dal volerlo fare per amore di Dio. A volte stropicciamo nelle nostre mani le opere della nostra falsa buona volontà e il raccolto sarà allora solo polvere se non c’è una sincera conversione.
Non possiamo distruggere la terra e sprecare il grano per poi chiedere al Signore di “darci il pane”.
Viene spontaneo il collegamento con l’Eucarestia, con il “pane di vita eterna”. Gesù dice “io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51).
“Sopraggiungerà una grande carestia”
Sembra che la Vergine si riferisca alla cronaca di questi giorni. E’ vero: c’è una grande carestia generalizzata che non ruota solo attorno all’economia ma coinvolge la situazione del mondo intero.
C’è crisi nelle famiglie che si disgregano, nei rapporti umani, nel mondo del lavoro. Ci sono focolai di guerre, violenze, tirannie, giovani senza un futuro che spesso esprimono aggressività, c’è una umanità che ha perso il senso del sacro e del morale, dove si vive alla giornata senza valori e senza rispetto per il prossimo.
La carestia porta l’emigrazione, pensiamo a Giuseppe e ai suoi fratelli in Egitto. Perché adesso non ci sono migliaia di africani che sbarcano ogni giorno in Europa? Persone cariche di dolore, di solitudine, di rimpianti, di nostalgia, di povertà, di speranza in una vita migliore che però nessuno può loro assicurare.
La Madonna piange sui bambini che essendo i più deboli sono quelli che maggiormente subiscono le conseguenze della denutrizione e muoiono. La strage degli innocenti non è finita. “Rachele piange i suoi figli…” (Ger 31, 15).
Le noci si guasteranno e l’uva marcirà
Perché marcisce l’uva? Perché i tralci non sono abbastanza forti. Gesù dice: “Io sono la vite e voi i tralci”. Chiediamoci allora che razza di tralci siamo che lasciamo marcire l’uva che dovrebbe essere il frutto del nostro operato? Come ci impegniamo a far conoscere e crescere la vigna del Signore? “Colui che dimora in me porta molto frutto” (Gv 15, 1-7). Dimorare in Cristo vuol dire santificarsi. L’immagine della vigna ricorda la storia narrata da Isaia; “Il mio diletto possedeva una vigna..” (Is 5, 1-7). Egli la vanga, la cura, la difende… ma la vigna dà uva selvatica. Noi siamo la vigna di Dio. Dio ci ama, ci protegge, ci guida. Ci manda Maria per esortarci ma noi usiamo male la nostra libertà e continuiamo a dare uva “marcia”.
E voi non ci fate caso
La Madonna mette in evidenza la nostra indifferenza per tutti questi avvenimenti. Riusciamo solo a lamentarci ma non siamo capaci di leggere “i segni dei tempi” perché non vediamo in tutto quello che sta accadendo un pressante invito alla conversione.
Dio ci ha dato doni come l’intelligenza e la libertà ma noi non li sappiamo usare. La nostra follia è quella di non accettare la Redenzione e di scegliere di non volere Dio.
Maria non ci minaccia, non ci sgrida, anzi piange e con tutta la tenerezza di una madre “ci avvisa”. Ci mette davanti alle responsabilità ed alle conseguenze che la nostra sbiadita fede e debole carità provocano. La Vergine è precisa nel suo parlare, ci chiede di CONVERTIRCI.

Pubblicato in LAICI ASSOCIATI (IT)
Giovedì, 05 Ottobre 2017 07:13

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 7/14


La Vergine e la bestemmia
“Anche i carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di mio Figlio”. Il non rispetto del giorno del Signore e la bestemmia sono le due cose che appesantiscono il braccio di mio Figlio.
Nel libro della Genesi Dio incarica l’uomo di dare un nome a tutti gli esseri viventi (Gen 2, 19-21). Dio stesso si dà un nome che Lo identifica. Rivela il suo Nome a Mosè presentandosi prima come “il Dio di tuo padre Abramo”…(Es 3,6) poi come “Io Sono”. “Il popolo di Israele non pronuncia il nome di Dio per rispetto alla sua santità. Nella lettura della Sacra Scrittura il Nome rivelato è sostituito con il titolo divino “Signore” (“Adonai”, in greco “Kirios”). Con questo titolo si proclamerà la divinità di Gesù: “Gesù è il Signore” (CCC209). Il Salmo 8 recita “O Signore, o Signore nostro quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra…”.
I genitori quando sono in attesa di un figlio scelgono con cura ed attenzione il nome da dargli. Per Maria e Giuseppe non è stato così: “darai alla lice un figlio e lo chiamerai “Gesù”. Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di David suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 31-33).
Gesù significa “Dio salva” e in quel nome è racchiusa, quasi riepilogata, la sua Missione redentrice.
Maria a LA SALETTE
La Vergine apparendo a La Salette si rifà, come è nel suo stile, alla Sacra Scrittura ed in particolare al secondo comandamento: “Non pronuncerai il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).
Esplicitamente dice: “I carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di mio Figlio”. Essi rappresentano coloro che fanno un lavoro duro, pesante. Sono persone segnate dalla fatica e si trovano spesso in situazione di grave difficoltà. Tutto ciò può facilitare, anche se non giustificare, il ricorso ad espressioni colorite, spesso intercalate da bestemmie, quasi a formare un legame negativo fra uomo carro ed animale. Ancora oggi, infatti, si dice: “bestemmia come un carrettiere”.
La Vergine non dà e non vuole dare un giudizio negativo su una categoria di lavoratori che, al giorno d’oggi è praticamente estinta, ma comunque ne evidenzia il comportamento.
La bestemmia è una vile ribellione contro Dio, Gesù Cristo, la Vergine e tutto ciò che è sacro. E’ non accettare i limiti che la natura ci impone. E’ incolpare l’Altissimo dei nostri fallimenti, delle nostre disgrazie, è sentirsi impotenti di fronte a chi è l’Onnipotente.
I moderni carrettieri
Chi sono i carrettieri oggi? Coloro che incolpano Dio di essere l’origine delle loro avversità senza rendersi conto che sono causate da loro stessi o comunque da altri uomini.
C’è da domandarsi allora se offende più Dio chi “insulta” o chi attraverso ingiustizie o vessazioni ha messo il prossimo in condizione tale di disagio, da provocare reazioni verbali scomposte.
La bestemmia è veramente una stupidità, infatti non procura alcun vantaggio a chi la pratica e nessun danno alla Persona alla quale è indirizzata. Grava però come pesante colpa sull’anima.
La Vergine piange anche per la nostra indifferenza quando vediamo dileggiare il nome di suo Figlio e il suo, in spettacoli, ironici e blasfemi, con l’unico scopo di suscitare ilarità, oppure quando assistiamo al proliferare di un filone letterario che denigra e mette in dubbio i dogmi più sacri del nostro Credo.
Noi cristiani battezzati “nel nome del Padre”, dovremmo prodigarci per onorarLo. Gesù stesso ci ha insegnato a pregare: “sia santificato il Tuo nome”.
Vi sono molte persone che hanno come intercalare, legato nella maggior parte delle volte a forme dialettali, espressioni offensive nei confronti del Sacro. Persone che in preda all’ira offendono il Santo Nome, forse non rendendosi nemmeno conto di quello che dicono; persone arrabbiate più con loro stesse che con Dio.. in queste situazioni la gravità della bestemmia viene minimizzata, quasi deresponsabilizzando chi la dice.
Dio comprende perché è Padre misericordioso… ma la gravità di simili comportamenti non può essere dimenticata quasi derubricandola di ogni colpa o negatività.
D’altra parte non è razionalmente pensabile che una persona coscientemente maledica il proprio padre o la propria famiglia. La figura del padre, anche nel significato laico, è quella che ci dà il senso di appartenenza e che ci testimonia quali siano le radici sulle quali si sviluppa la nostra vita.
Quando sentiamo dire parole ingiuriose contro ciò che è sacro dovremmo avere il coraggio di dimostrare apertamente il nostro disappunto e comunque di recitare una preghiera riparatrice. E’ un modo per lenire il pianto di Maria ed alleggerire il braccio di suo Figlio al quale Dio “donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 9-11); “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4, 12).

Pubblicato in LAICI ASSOCIATI (IT)

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