Articoli filtrati per data: Mercoledì, 11 Ottobre 2017

Mercoledì, 11 Ottobre 2017 07:28

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 14/14

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 14
Andiamo figli miei…
La Vergine a La Salette termina, in modo quasi identico a quanto riportato dagli evangelisti a proposito della Missione che Gesù affida ai suoi Apostoli: “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28, 19). Non solo, ma Maria aggiunge “Andiamo” rassicurando i ragazzi del suo aiuto e della sua presenza, come ha detto lo stesso Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Questo “andiamo” è inteso anche come una esortazione di Maria ad affrettarsi a fare conoscere il suo messaggio, a non perdere tempo. Si lega inoltre all’episodio della terra di Coin per rafforzare la dimostrazione che Dio è presente nella vita di ognuno di noi.
Fa riflettere il fatto che la Madonna, regina del cielo e della terra, affidi a due ragazzini sprovveduti un compito simile a quello degli apostoli: trasmettere la Buona Novella al suo “popolo”, cioè all’umanità intera. La Bella Signora non chiede ai bambini se sono disposti, se ne hanno voglia ma dice e precisa, quasi perentoria “andate”, “fatelo conoscere”. Come sono piccoli quei due bambini di fronte al “suo popolo”, eppure lo faranno!
Come i pescatori del lago…
Andare vuol dire anche “lasciare”, “allontanarsi” da qualcosa e da qualcuno per seguire chi veramente ne vale la pena, come, per esempio, hanno fatto i pescatori del lago.
Andare verso gli altri non aspettare che gli altri vengano da noi. Questo è il motto che caratterizza il pontificato di Papa Francesco ed è ciò che, a La Salette, la Vergine ci chiede di fare, ci chiede di uscire dai nostri piccoli ambienti per annunciare.
Ma noi preferiamo stare ad “aspettare” pensando che forse non siamo ancora pronti, preparati a sufficienza… che siamo impegnati con la famiglia, nel lavoro ecc. che non abbiamo le scarpe comode per andare… Quante scuse per paura di rischiare di perdere quel bagaglio di autostima che ci portiamo appresso… La Vergine non ha detto ai bambini aspettate che si muovano i “grandi” e poi dopo farete voi. Ma li ha mandati in prima linea, allo sbaraglio o meglio “come agnelli tra i lupi”.
Di andare non si deve smettere mai semplicemente perché non si arriva mai… il popolo di Dio è grande, ma 12 pescatori ignoranti, guidati dallo Spirito Santo, lo hanno rivoluzionato.

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Mercoledì, 11 Ottobre 2017 07:27

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 13/14

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 13
La terra di Coin
Il cosiddetto episodio della terra di Coin è uno dei passi più lunghi e significativi del Messaggio di Maria a La Salette per l’importanza e l’efficacia dei contenuti evocati dal susseguirsi della narrazione.
Alla domanda che la Vergine rivolge ai due bambini: “Avete mai visto il grano guasto?” rispondono “No, Signora…”. Probabilmente avremmo risposto così anche noi. Alcuni ragazzi delle nostre città non hanno nemmeno mai visto il grano sano, figurarsi quello guasto. Il grano guasto non lo si conserva, lo si butta via, non serve: è il simbolo della carestia.
Oggi assistiamo non solo ad una povertà materiale ma anche alla perdita di valori morali e al diffondersi di un forte disagio sociale. Alla carestia naturale si assomma un problema di speculazione, di disonesta distribuzione delle risorse, di sfruttamento della manodopera fino al punto da ledere la dignità umana. E’ una crisi procurata da una minoranza incurante del prossimo. Il grano sano è segno di abbondanza e di grazia. Il grano, trasformato in pane, quando diventa il Corpo stesso di Cristo è l’alimento dell’anima. Ma noi guastiamo questo pane quando nell’Eucarestia lo riceviamo distrattamente o per abitudine, quando facciamo cadere in polvere quest’immenso dono che Gesù ci fa. Questo è il grano guasto della nostra anima. Gesù è molto attento al pane. Nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dopo averlo fatto distribuire a tutti ne fa accuratamente raccogliere gli avanzi “perché nulla vada perduto” (Gio 6, 12). D’altra parte Gesù nasce in un paese, Betlemme, che in ebraico vuol dire “casa del pane”. Senza pane l’uomo muore, “indispensabile per la vita è il pane” (Sir 29, 21). Come tutti gli esseri viventi l’uomo ha bisogno di cibarsi, non è autonomo ma dipende dai prodotti della terra. L’uomo per sua natura teme la morte, ma Gesù lo rassicura offrendo se stesso: “Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gio 6, 51). Il cristiano, il discepolo di Cristo, ha la vita eterna assicurata, garantita dalla fede. Altro che grano guasto… Massimino non ricorda di avere visto il grano guasto e dà una risposta immediata. E’, come molti di noi, distratto, superficiale, irriflessivo, vive con non curanza. La Vergine, con estrema dolcezza, lo fa riflettere e dice una delle più belle e commoventi frasi di tutto il Messaggio. Ricorda un episodio banale ed insignificante della vita del ragazzo: “Ma tu figlio mio, certamente una volta lo hai visto con tuo padre, nel campo di Coin. Il padrone del campo disse a tuo padre di andare a vedere il grano guasto. Ci andaste tutti e due, tuo padre prese in mano due o tre spighe, le stropicciò e tutto cadde in polvere”.
Il padre di Massimino faceva il falegname a da anni non frequentava la Chiesa. Incredulo di quanto accaduto al figlio, condivideva con alcuni paesani i motti di derisione indirizzati al ragazzo. Ma quando questi gli raccontò ciò che la Vergine aveva minuziosamente descritto del loro viaggio a Coin si rese conto della straordinarietà dell’evento e si convertì. La Vergine continua il suo racconto: “al ritorno quando eravate a mezz’ora da Corps tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: Prendi, figlio mio, mangia ancora del pane per quest’anno, perché non so chi ne mangerà l’anno prossimo se il grano continua in questo modo”. Quel pezzo di pane dato a Massimino rappresenta le preoccupazioni e le ansie di tutti i genitori del mondo nei confronti dell’avvenire dei figli, che, soprattutto oggi, vivono nella superficialità religiosa e nella precarietà sia sociale che lavorativa e si sentono privati della speranza nel futuro. Il signor Giraud, padre di Massimino, si converte nel momento in cui si rende conto che la Vergine testimonia che Dio vive con noi ogni momento della nostra esistenza, non solo è presente ma con-divide con ciascuno gli avvenimenti della realtà quotidiana. L’episodio della terra di Coin è la dimostrazione che viviamo alla presenza di Dio al quale dobbiamo affidarci totalmente ed abbandonarci alla sua tenerezza. Lasciamoci allora guardare da Dio, anzi cerchiamo di conquistare il suo sguardo. Quale rivoluzione ci sarebbe nel mondo se ogni persona si rendesse conto di vivere sotto lo sguardo di Dio! Chiediamo aiuto a Maria e non stanchiamoci di ripetere: “Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi e mostraci dopo questo esilio Gesù”.

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Mercoledì, 11 Ottobre 2017 07:23

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 12/14

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 12
“In Quaresima vanno in macelleria come cani”
Sono parole dure queste usate da Maria nella sua apparizione a La Salette. Dopo essersi riferita a chi lavora la domenica e va a Messa solo per burlarsi della religione, come se non bastasse, aggiunge: “in Quaresima vanno in macelleria come cani”. Ancora una volta la Vergine si rifà alla Scrittura dove il termine “cane” era usato in senso dispregiativo per indicare i non ebrei. San Paolo stigmatizza come cani coloro che rifiutano la nuova alleanza in Cristo (cfr Fil 3, 2).
Maria in modo accorato si riferisce a chi non obbedisce alle indicazioni della Chiesa. “I precetti della Chiesa... danno una linea di vita morale che si aggancia alla vita liturgica e di essa si nutre.
Il carattere obbligatorio di tali legge positive promulgate dalle autorità pastorali, ha come fine di garantire ai fedeli il minimo indispensabile nello spirito di preghiera e nell’impegno morale, nella crescita dell’amore di Dio e del prossimo” (CCC 2041).
Molti cristiani purtroppo non ottemperano più a questi doveri e, in particolare, all’astinenza e al digiuno, penitenze nelle quali è coinvolta la totalità della persona in corpo e spirito. Non sono forme di disprezzo del corpo ma diventano mezzi per fortificare lo spirito e renderlo, nello spontaneo dono di sé, capace di potenziare la stessa sua corporeità. Dono non di una rinuncia ma di una conquista.
Per il popolo di Israele la pratica del digiuno ha sempre rappresentato un modo per esprimere la fede nell’unico vero Dio e per manifestare la presa di coscienza del proprio peccato e quindi il pentimento, la conversione e l’espiazione. Di fronte a momenti difficili per implorare l’aiuto divino venivano proclamati digiuni solenni ai quali aderiva l’intera comunità.
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto e vince le tentazioni. “Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4).
Il digiuno quaresimale
Il digiuno quaresimale è una prassi antica in uso nella Chiesa e definita fin da IV secolo. La Chiesa ci indica quali sono i tempi per la pratica dell’astinenza ossia tutti i venerdì nonché il mercoledì delle ceneri in ricordo della passione e morte di nostro Signore.
La Vergine si rammarica perché proprio quando maggiormente dovremmo sentirci partecipi delle sofferenze di Cristo e riflettere sulle nostre colpe usiamo il cibo che facciamo diventare da necessità a mezzo di peccato. La prassi della penitenza dovrebbe diventare una coerente risposta ed una testimonianza di adesione concreta e libera ai suggerimenti della Chiesa. Si va sempre più diffondendo tra i cristiani praticanti l’uso di devolvere alle opere parrocchiali (Caritas) l’equivalente in denaro degli alimenti non consumati. Il digiuno, per acquistare valore, deve essere sempre legato alla preghiera, alla carità e alla meditazione della parola di Dio, altrimenti diventa un atto di pedissequa e formale obbedienza.
Pietro Crisologo dice: “preghiera, digiuno, misericordia sono una cosa sola e ricevono vita uno dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte tre insieme non ha niente. Perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia” (Discorso 43).
Astinenza
Ai tempi dell’apparizione della Vergine a La Salette la dieta dei poveri contadini non prevedeva un grande uso di carne: l’astinenza era una costante, quindi era ancora più colpevole ed in mala fede chi dileggiava il precetto.
La Chiesa viene incontro alle esigenze dei tempi moderni e permette di sostituire l’astenersi dalle carni (tranne che per i venerdì di Quaresima e, ovviamente, per il venerdì santo nel quale è obbligatorio anche il digiuno) con atti di carità e preghiere. Ciò non vuole assolutamente dire che il precetto è stato abolito. Cerchiamo, dunque di rispettarlo in casa, al bar, al ristorante e di cogliere ogni occasione per ricordarlo e testimoniarlo.

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Mercoledì, 11 Ottobre 2017 07:20

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 11/14

I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 11
La Messa nel giorno del Signore
“D’estate a Messa vanno solo alcune donne anziane. Gli altri lavorano di domenica tutta l’estate. D’inverno, quando non sanno che fare, vanno a Messa ma solo per burlarsi della religione”
La Vergine, nel suo Messaggio a La Salette, ritorna due volte sul “giorno del Signore”. Prima parla del riposo nell’unico giorno che si è riservato, ora della partecipazione alla Messa. Come a dire che non basta astenersi dal lavorare ma bisogna celebrare se si vuole santificare la festa. Ancora una volta unisce l’Antico con il Nuovo Testamento. “Il precetto della Chiesa definisce e precisa la legge del Signore: la domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa. Soddisfa il precetto chi vi assiste dovunque venga celebrato nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa o nel vespro del giorno precedente… Coloro che deliberatamente non ottemperano questo obbligo commettono un peccato grave.. I fedeli partecipando alla Messa attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza” (cfr CCC 2180, 2181, 2182).
La Vergine nel 1846 dice che a Messa vanno solo alcune donne anziane.
Purtroppo oggi la partecipazione è quanto mai bassa. Da una recente statistica del CENSIS risulta che il 57,8% degli italiani si dichiara cattolico praticante, ma che solo il 21,4% va a Messa settimanalmente e che il 30,8% di questi ha oltre 64 anni. Ma c’è di peggio: se i cristiani praticanti sono in vacanza a Messa va solo il 15,5%. Questo vuol dire che ci sono cristiani che considerano il partecipare alla Liturgia domenicale una cosa di secondaria importanza della quale si può fare tranquillamente a meno, anteponendole impegni occasionali.
Come è possibile dichiararsi cristiano praticante se non si va a Messa almeno una volta a settimana! Che razza di cristiani siamo se non celebriamo l’Eucarestia il giorno della Resurrezione di Cristo!
E’ l’Eucarestia che fa la domenica
Fermiamoci e riflettiamo togliendoci di dosso il torpore dell’abitudine e chiediamoci quali sono i veri motivi che dovrebbero spingerci ad andare a Messa la domenica:
- perché ci sentiamo chiamati, invitati, attesi da Cristo;
- per nutrirci del Corpo di Cristo e lasciarci plasmare dallo Spirito Santo;
- per ringraziare, lodare e chiedere perdono;
- per sentirci parte viva della Chiesa Parrocchiale e Universale;
- per sensibilizzarci ai problemi e alle necessità degli altri;
- per imparare a testimoniare la pace e la gioia della nostra fede.
Chiediamoci anche a quante Messe abbiamo partecipato distrattamente, annoiati o in modo superficiale. Messe che, pertanto, non hanno dato il frutto che avrebbero dovuto, che non ci hanno aiutato a progredire nella vita cristiana: sono fonti che abbiamo lasciato inaridire.
La Vergine piange perché siamo così sciocchi da sprecare questa grazia, questo dono di Dio.
Burlarsi della religione
La Madonna dice ai due pastorelli che ci sono persone che si burlano della Religione. Forse mai nella storia dell’umanità c’è stato un periodo in cui si manca di rispetto al sacro, nei suoi valori fondamentali e nelle sue varie espressioni, come oggi. Si deride e si offende la religione, i suoi ministri, i suoi rappresentanti, i suoi sacramenti in nome della individuale libertà di pensiero e di espressione.
Esiste una vera e propria campagna denigratoria nei confronti della Chiesa e del suo agire senza minimamente tenere conto di quell’immenso serbatoio di umanità e carità che la caratterizza. La Chiesa è composta da uomini e donne che, come tutti, possono commettere errori, fare scelte sbagliate e pertanto diventare occasione di critiche, di dileggi e di facile ironia; dovremmo, invece, solo pregare per il loro ravvedimento e raccomandarli alla misericordia di Dio. Ci consola ricordare che se c’è stato un apostolo che ha tradito ve ne sono stati altri undici fedeli.
Preghiamo la Vergine de La Salette che ci aiuti ad essere sempre testimoni del rispetto che portiamo per la nostra religione e dell’amore per la nostra Chiesa che si raduna attorno a Cristo ed è unificata in Lui, nel suo Corpo. “E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra, se un membro è onorato ne gioiscono con esso tutte le altre membra” (CCC 791).

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