Jacek Pawłowski

Jacek Pawłowski

NUOVO COORDINAMENTO NAZIONALE DEI LAICI SALETTINI IN BRASILE

Il 19 aprile 2021 ha giurato il nuovo Coordinamento Nazionale dei Laici Salettini in Brasile, eletto dalla maggioranza dei laici salettini. Ana Beatriz Diniz S. Bersaneti, meglio conosciuta come Bia, e Lindamir de Fátima Varela sono state elette rispettivamente coordinatrice e vice coordinatrice.

Il processo di scelta del nuovo Coordinamento, definito nei Principi di Orientamento del Movimento, è stato fatto dopo una settimana di preghiera e riflessione, guidata da Padre Adilson Schio, MS, Consigliere Spirituale dei Laici Salettini in Brasile.

Preghiamo Dio per la salute e la saggezza del nuovo Coordinamento Nazionale, affinché possa guidare i Laici fino alla fine del 2023.

Print Friendly, PDF & Email

Il messaggio di La Salette mette in luce il sogno di Dio

Maggio 2021

Sognando con il Figlio e la Madre

“Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gen 1,26–27). All’inizio del libro del Genesi e della Storia della Salvezza, troviamo il “sogno di Dio” per l’umanità. 

Troviamo una dinamica narrativa simile all’inizio del ministero pubblico di Gesù. Nella sinagoga di Nazareth, Gesù condivide con l’assemblea presente, un altro sogno, quello del suo ministero pubblico, applicando a sé quanto letto dal Profeta Isaia (Luca 4,14–30).

Da un punto di vista narrativo, tanto Dio che Gesù sono caratteri guidati da obiettivi e buoni propositi. Ma soffermiamoci brevemente, sulla figura di Gesù. Fin dalle prime battute del suo ministero pubblico, Gesù si caratterizza come un uomo di obiettivi. L’episodio di Nazareth, una volta collocato nel contesto della macro-narrazione lucana, funziona come un testo programmatico. Si tratta della “Magna Carta apostolica” di Gesù. In questo episodio, infatti, sono delineati gli obiettivi del ministero di Gesù, espressi attraverso un immaginario e un linguaggio profetici. Accostato in questo modo, l’episodio di Nazareth ci permette di fare una riflessione sull’importanza di avere obiettivi e buoni propositi nello Spirito, tanto nella nostra vita religiosa che in quella apostolica.

Primo: porsi obiettivi e buoni propositi nello Spirito è una responsabilità spirituale (vedasi per esempio i Fil 3,12–15). Possiamo vivere di default oppure disegnare creativamente il nostro cammino di vita seguendo gli impulsi dello Spirito. Possiamo vivere prefissandoci buoni propositi e obiettivi, oppure lasciare che le circostanze decidano per noi sul da farsi. È la differenza che intercorre tra vivere ed esistere, tra vivere semplicemente reagendo alle circostanze oppure vivere disegnando il nostro cammino di sequela di Gesù di Nazareth.

Secondo: gli obiettivi e buoni propositi nello Spirito sono affermazioni di fede. Dicono che cosa per noi è importante e rilevante, e nello stesso tempo testimoniano la nostra esperienza di Dio e anche la nostra fiducia in Lui. Spesso, grandi obiettivi e buoni propositi tradiscono una fede profonda, mentre i piccoli possono alludere a una fede traballante e superficiale (vedasi gli Ef 3,20–21). Spesso, la misura della nostra fede in Dio decide la misura dei nostri sogni, obiettivi o buoni propositi.

Terzo: avere, tanto nella vita religiosa che apostolica, obiettivi e buoni propositi nello Spirito ci evita il rischio di perdere focus e direzione. Ci evitano il rischio di correre in modo incerto invano (vedasi 1Cor 9,26).

Quarto: obiettivi e buoni propositi nello Spirito ci motivano a persistere e perseverare.

Quinto: essi, infine, costruiscono e plasmano il nostro carattere cristiano. Mentre corriamo la corsa verso i nostri obiettivi e buoni propositi collaboriamo anche con lo Spirito all’edificazione del nostro carattere di discepoli di Gesù di Nazareth (vedasi i Fil 3,12).

Ora, come il Figlio, anche la Madre ha un sogno. Un sogno che diventa per noi missione. Le battute finali del discorso della Bella Signora di La Salette a Massimino e a Melania svelano il suo sogno: “Fatelo conoscere a tutto il mio popolo”. Un sogno in fieri. Il suo sogno. Il nostro obiettivo nello Spirito.

Chiamato all’identificazione con Dio

“Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gen 1,2627). 

Dio ha sognato l’uomo e lo ha creato a sua immagine e somiglianza. E anche se per aver disobbedito l’uomo perse l’amicizia divina, il peccato non distrusse totalmente questa relazione, poiché Dio sognava la restaurazione della razza umana e, per questo, mandò suo Figlio (Gv 3,16). Il piano di mandare il Figlio fu preceduto da grandi figure messe alla prova nella fedeltà, come Noè, Abramo, Mosè, Davide. Con questi, e specialmente dopo Mosè, sogna di avere un intero popolo profetico; sogna il giorno in cui può purificare l’uomo, scambiare il suo cuore di pietra con uno di carne, infonderlo con lo Spirito Santo. Il sogno diventa realtà in suo Figlio Gesù Cristo che espiò i nostri peccati attraverso il suo sangue versato sulla croce. Questa volta, Cristo, la nostra pace, ha dato a Dio la possibilità di avvicinarci di nuovo a lui. Il sogno si compie nel giorno della Pentecoste con l’invio dello Spirito Santo che creerà intimità, relazione e un corpo i cui membri sono tutti coloro che accettano l’invito a entrare nel Regno inaugurato da Cristo.

Il sogno di Dio si identifica con la volontà di Dio che vuole “che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Perciò, ogni uomo dovrebbe avvicinarsi a Cristo “la via della verità e della vita”. 

Avvicinatevi, figli miei, non abbiate timore, sono qui per annunciarvi un grande messaggio”. In questo invito, il messaggero è il portavoce del suo amato Figlio. Non porta un nuovo messaggio, intende guidarci per mettere in pratica gli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo è esattamente dove il messaggio di La Salette ci porta, al sogno di Dio, nel senso che cerca di rimuovere l’uomo dal fango del materialismo, del secolarismo e dell’indifferenza in cui si trova immerso.

Se si convertono, le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano!” Convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15) è stato il grande appello che Gesù ha lanciato al mondo, e nella sua apparizione a La Salette e in altri luoghi, Maria continua a ripetere lo stesso messaggio. La conversione dell’uomo è la garanzia della sua santificazione e il primo passo verso l’armonia del nostro pianeta. Lo stato mentale dell’uomo influenza l’universo a rivolgersi a Dio o a deviare dal suo Creatore. Ciò che ci viene dato ad assistere oggi con la pandemia Covid-19 ci porta a rivedere la nostra posizione davanti a Dio.

Il modo in cui i mondani hanno cercato di gestire la situazione dispensando Dio, testimonia, d’ora in poi, lo sconcerto dell’uomo nel valutare le cose dell’alto. Un esempio concreto sono le restrizioni che i credenti hanno avuto nel condurre i loro servizi nelle chiese in un momento in cui paradossalmente l’apertura di supermercati e manifestazioni di vario tipo non hanno incontrato ostacoli. In questa situazione di mondanità, è opportuno censurare il nostro silenzio, che si confonde con un certo conformismo. Al contrario, la Madonna afferma con forza il primato dello spirituale, sottomettendosi a Dio.

I destinati al Cielo

Nel suo discorso Gesù ha ricordato: «Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno» (Gv 6,39). Questo è il piano d’azione di Dio nel corso di tutto il tempo. Chiamati all’esistenza, con la nostra cooperazione nel concepimento della nuova generazione, siamo per Dio come «la pupilla dei suoi occhi». Lui ci tiene affinché ogni uomo concepito sulla terra condivida con Dio Uno e Trino la vita nell’eternità. Nel momento del concepimento l’uomo riceve un dono straordinario: la dignità di un potenziale abitante del Cielo con Dio e con altri esseri umani.

Maria è rappresentante di quella società che ha ormai terminato il pellegrinaggio terreno. Ella ben conosce l’intero piano di Dio e viene a indicarci, dove questa dignità dell’abitante celeste è minacciata. Con il suo Messaggio vuole suscitare dentro di noi il desiderio del Cielo e la rilevanza dell’incontro con il Suo Figlio nell’Eucaristia, nonché ci sensibilizza a mostrare rispetto nei confronti di Colui che ha donato tutto se stesso per amore.

Melania e Massimino erano semplici ragazzi, ma il loro racconto su quello che avevano sperimentato nell’incontro con la Bella Signora, non aveva niente a che fare con la menzogna o manipolazione. Loro hanno registrato tutto perfettamente: l’abito proprio di una contadina non aveva celato la maestà celeste della Madonna; il suo modo di parlare era stato così straordinario che perfino la lingua straniera e il lungo colloquio con Lei si erano impressi indelebilmente nella memoria di veggenti, perché il suo parlare era fortemente segnato da un’origine oltremondana, e la Sua voce, nonostante l’afflizione, suscitava fiducia e compassione in loro due; le lacrime di Maria avevano visibilmente commosso Melania e Massimino, e ogni volta che essi raccontavano quell’evento, rilevavano questo fatto, suscitando a loro volta una profonda commozione negli ascoltatori; la stessa sparizione di Maria ha sollevato nei testimoni dell’incontro con Lei, una riflessione sul fatto che essi non Le avevano chiesto di portarli con sé; pur non sapendo chi era la Signora, volevano andare ovunque Ella sarebbe andata, perché così bella e beatificante era stata l’impressione suscitata dalla Sua presenza.

Triste, ma anche grande e necessaria, era la novità portata per tutti noi in quel pomeriggio del 19 settembre 1846. La Regina del Cielo e della Terra viene per liberare dentro di noi la consapevolezza di chi siamo per Dio: che siamo Suoi figli. L’unica predestinazione legata al semplice fatto di essere uomo, è quella al Cielo. Non c’è altra predestinazione nei progetti di Dio. Se questo piano non porta l’uomo nel Cielo, è solamente per colpa sua – perché l’uomo stesso non lo vuole!

La Madre di Dio e la Madre degli uomini, generando il più insigne Uomo sulla terra, Gesù Cristo, ci ricorda che nel Suo Figlio siamo tutti fratelli e sorelle. Godiamo della stessa dignità del Figlio di Dio, perché Dio ha deciso di adattarci come Suoi figli della Sua divina elezione.

Sebbene Maria ci mostri piuttosto le nostre omissioni nel seguire il piano di Dio, quando riflettiamo sul Suo Messaggio, dentro di noi nasce il desiderio di porgere attenzione alle cose di Dio e di voler migliorare le nostre relazioni con Dio tramite Gesù Cristo.

Maria ci apre uno spiraglio per vedere la realtà, nella quale Ella è già presente e verso la quale vuole indirizzare tutti noi. Si tratta del Cielo e della vita eterna con Dio.

Chi lo desidera, rafforza il Suo cuore materno.

Flavio Gillio MS

Eusébio Kangupe MS

Karol Porczak MS

Print Friendly, PDF & Email

Il messaggio di La Salette mette in luce il sogno di Dio

Maggio 2021

Sognando con il Figlio e la Madre

“Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gen 1,26–27). All’inizio del libro del Genesi e della Storia della Salvezza, troviamo il “sogno di Dio” per l’umanità. 

Troviamo una dinamica narrativa simile all’inizio del ministero pubblico di Gesù. Nella sinagoga di Nazareth, Gesù condivide con l’assemblea presente, un altro sogno, quello del suo ministero pubblico, applicando a sé quanto letto dal Profeta Isaia (Luca 4,14–30).

Da un punto di vista narrativo, tanto Dio che Gesù sono caratteri guidati da obiettivi e buoni propositi. Ma soffermiamoci brevemente, sulla figura di Gesù. Fin dalle prime battute del suo ministero pubblico, Gesù si caratterizza come un uomo di obiettivi. L’episodio di Nazareth, una volta collocato nel contesto della macro-narrazione lucana, funziona come un testo programmatico. Si tratta della “Magna Carta apostolica” di Gesù. In questo episodio, infatti, sono delineati gli obiettivi del ministero di Gesù, espressi attraverso un immaginario e un linguaggio profetici. Accostato in questo modo, l’episodio di Nazareth ci permette di fare una riflessione sull’importanza di avere obiettivi e buoni propositi nello Spirito, tanto nella nostra vita religiosa che in quella apostolica.

Primo: porsi obiettivi e buoni propositi nello Spirito è una responsabilità spirituale (vedasi per esempio i Fil 3,12–15). Possiamo vivere di default oppure disegnare creativamente il nostro cammino di vita seguendo gli impulsi dello Spirito. Possiamo vivere prefissandoci buoni propositi e obiettivi, oppure lasciare che le circostanze decidano per noi sul da farsi. È la differenza che intercorre tra vivere ed esistere, tra vivere semplicemente reagendo alle circostanze oppure vivere disegnando il nostro cammino di sequela di Gesù di Nazareth.

Secondo: gli obiettivi e buoni propositi nello Spirito sono affermazioni di fede. Dicono che cosa per noi è importante e rilevante, e nello stesso tempo testimoniano la nostra esperienza di Dio e anche la nostra fiducia in Lui. Spesso, grandi obiettivi e buoni propositi tradiscono una fede profonda, mentre i piccoli possono alludere a una fede traballante e superficiale (vedasi gli Ef 3,20–21). Spesso, la misura della nostra fede in Dio decide la misura dei nostri sogni, obiettivi o buoni propositi.

Terzo: avere, tanto nella vita religiosa che apostolica, obiettivi e buoni propositi nello Spirito ci evita il rischio di perdere focus e direzione. Ci evitano il rischio di correre in modo incerto invano (vedasi 1Cor 9,26).

Quarto: obiettivi e buoni propositi nello Spirito ci motivano a persistere e perseverare.

Quinto: essi, infine, costruiscono e plasmano il nostro carattere cristiano. Mentre corriamo la corsa verso i nostri obiettivi e buoni propositi collaboriamo anche con lo Spirito all’edificazione del nostro carattere di discepoli di Gesù di Nazareth (vedasi i Fil 3,12).

Ora, come il Figlio, anche la Madre ha un sogno. Un sogno che diventa per noi missione. Le battute finali del discorso della Bella Signora di La Salette a Massimino e a Melania svelano il suo sogno: “Fatelo conoscere a tutto il mio popolo”. Un sogno in fieri. Il suo sogno. Il nostro obiettivo nello Spirito.

Chiamato all’identificazione con Dio

“Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gen 1,2627). 

Dio ha sognato l’uomo e lo ha creato a sua immagine e somiglianza. E anche se per aver disobbedito l’uomo perse l’amicizia divina, il peccato non distrusse totalmente questa relazione, poiché Dio sognava la restaurazione della razza umana e, per questo, mandò suo Figlio (Gv 3,16). Il piano di mandare il Figlio fu preceduto da grandi figure messe alla prova nella fedeltà, come Noè, Abramo, Mosè, Davide. Con questi, e specialmente dopo Mosè, sogna di avere un intero popolo profetico; sogna il giorno in cui può purificare l’uomo, scambiare il suo cuore di pietra con uno di carne, infonderlo con lo Spirito Santo. Il sogno diventa realtà in suo Figlio Gesù Cristo che espiò i nostri peccati attraverso il suo sangue versato sulla croce. Questa volta, Cristo, la nostra pace, ha dato a Dio la possibilità di avvicinarci di nuovo a lui. Il sogno si compie nel giorno della Pentecoste con l’invio dello Spirito Santo che creerà intimità, relazione e un corpo i cui membri sono tutti coloro che accettano l’invito a entrare nel Regno inaugurato da Cristo.

Il sogno di Dio si identifica con la volontà di Dio che vuole “che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Perciò, ogni uomo dovrebbe avvicinarsi a Cristo “la via della verità e della vita”. 

Avvicinatevi, figli miei, non abbiate timore, sono qui per annunciarvi un grande messaggio”. In questo invito, il messaggero è il portavoce del suo amato Figlio. Non porta un nuovo messaggio, intende guidarci per mettere in pratica gli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo è esattamente dove il messaggio di La Salette ci porta, al sogno di Dio, nel senso che cerca di rimuovere l’uomo dal fango del materialismo, del secolarismo e dell’indifferenza in cui si trova immerso.

Se si convertono, le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano!” Convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15) è stato il grande appello che Gesù ha lanciato al mondo, e nella sua apparizione a La Salette e in altri luoghi, Maria continua a ripetere lo stesso messaggio. La conversione dell’uomo è la garanzia della sua santificazione e il primo passo verso l’armonia del nostro pianeta. Lo stato mentale dell’uomo influenza l’universo a rivolgersi a Dio o a deviare dal suo Creatore. Ciò che ci viene dato ad assistere oggi con la pandemia Covid-19 ci porta a rivedere la nostra posizione davanti a Dio.

Il modo in cui i mondani hanno cercato di gestire la situazione dispensando Dio, testimonia, d’ora in poi, lo sconcerto dell’uomo nel valutare le cose dell’alto. Un esempio concreto sono le restrizioni che i credenti hanno avuto nel condurre i loro servizi nelle chiese in un momento in cui paradossalmente l’apertura di supermercati e manifestazioni di vario tipo non hanno incontrato ostacoli. In questa situazione di mondanità, è opportuno censurare il nostro silenzio, che si confonde con un certo conformismo. Al contrario, la Madonna afferma con forza il primato dello spirituale, sottomettendosi a Dio.

I destinati al Cielo

Nel suo discorso Gesù ha ricordato: «Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno» (Gv 6,39). Questo è il piano d’azione di Dio nel corso di tutto il tempo. Chiamati all’esistenza, con la nostra cooperazione nel concepimento della nuova generazione, siamo per Dio come «la pupilla dei suoi occhi». Lui ci tiene affinché ogni uomo concepito sulla terra condivida con Dio Uno e Trino la vita nell’eternità. Nel momento del concepimento l’uomo riceve un dono straordinario: la dignità di un potenziale abitante del Cielo con Dio e con altri esseri umani.

Maria è rappresentante di quella società che ha ormai terminato il pellegrinaggio terreno. Ella ben conosce l’intero piano di Dio e viene a indicarci, dove questa dignità dell’abitante celeste è minacciata. Con il suo Messaggio vuole suscitare dentro di noi il desiderio del Cielo e la rilevanza dell’incontro con il Suo Figlio nell’Eucaristia, nonché ci sensibilizza a mostrare rispetto nei confronti di Colui che ha donato tutto se stesso per amore.

Melania e Massimino erano semplici ragazzi, ma il loro racconto su quello che avevano sperimentato nell’incontro con la Bella Signora, non aveva niente a che fare con la menzogna o manipolazione. Loro hanno registrato tutto perfettamente: l’abito proprio di una contadina non aveva celato la maestà celeste della Madonna; il suo modo di parlare era stato così straordinario che perfino la lingua straniera e il lungo colloquio con Lei si erano impressi indelebilmente nella memoria di veggenti, perché il suo parlare era fortemente segnato da un’origine oltremondana, e la Sua voce, nonostante l’afflizione, suscitava fiducia e compassione in loro due; le lacrime di Maria avevano visibilmente commosso Melania e Massimino, e ogni volta che essi raccontavano quell’evento, rilevavano questo fatto, suscitando a loro volta una profonda commozione negli ascoltatori; la stessa sparizione di Maria ha sollevato nei testimoni dell’incontro con Lei, una riflessione sul fatto che essi non Le avevano chiesto di portarli con sé; pur non sapendo chi era la Signora, volevano andare ovunque Ella sarebbe andata, perché così bella e beatificante era stata l’impressione suscitata dalla Sua presenza.

Triste, ma anche grande e necessaria, era la novità portata per tutti noi in quel pomeriggio del 19 settembre 1846. La Regina del Cielo e della Terra viene per liberare dentro di noi la consapevolezza di chi siamo per Dio: che siamo Suoi figli. L’unica predestinazione legata al semplice fatto di essere uomo, è quella al Cielo. Non c’è altra predestinazione nei progetti di Dio. Se questo piano non porta l’uomo nel Cielo, è solamente per colpa sua – perché l’uomo stesso non lo vuole!

La Madre di Dio e la Madre degli uomini, generando il più insigne Uomo sulla terra, Gesù Cristo, ci ricorda che nel Suo Figlio siamo tutti fratelli e sorelle. Godiamo della stessa dignità del Figlio di Dio, perché Dio ha deciso di adattarci come Suoi figli della Sua divina elezione.

Sebbene Maria ci mostri piuttosto le nostre omissioni nel seguire il piano di Dio, quando riflettiamo sul Suo Messaggio, dentro di noi nasce il desiderio di porgere attenzione alle cose di Dio e di voler migliorare le nostre relazioni con Dio tramite Gesù Cristo.

Maria ci apre uno spiraglio per vedere la realtà, nella quale Ella è già presente e verso la quale vuole indirizzare tutti noi. Si tratta del Cielo e della vita eterna con Dio.

Chi lo desidera, rafforza il Suo cuore materno.

Flavio Gillio MS

Eusébio Kangupe MS

Karol Porczak MS

Print Friendly, PDF & Email

Santa Pasqua 2021

“Cristo morì, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” (1Cor 15,3-4)

“Se si convertono…” (Maria a La Salette)

Carissimi confratelli,

come già l’anno scorso anche quest’anno gli auguri pasquali del Consiglio Generale e miei personali vi raggiungono nelle vostre comunità e nei luoghi del lavoro pastorale mentre la pandemia da coronavirus non sembra lasciare la presa. Al contrario continua ad imperversare più o meno intensamente ovunque nel mondo seminando attorno a sé, paura e incertezza nel futuro e mettendo a dura prova la tenuta del sistema sanitario, sociale ed economico dei nostri singoli paesi. 

A diverso titolo tutti ci sentiamo coinvolti da questo fenomeno che sta cambiando il nostro modo di concepire e vedere il mondo, la società, i rapporti interpersonali e la nostra stessa vita. Stiamo vivendo infatti una vera rivoluzione “copernicana” circa i valori attorno a cui siamo chiamati a costruire il futuro prossimo, nostro e del mondo, nella speranza che sia migliore di quello attuale. Dalla centralità del fare e dell’efficienza si sta passando giustamente alla centralità della persona con i suoi diritti da rispettare e i doveri da mettere in atto.

Anche la vita religiosa, di conseguenza, non è del tutto esente da questo cambiamento epocale in atto.  Lontani dal frenetico ritmo di vita che caratterizzava il nostro essere religiosi e preti, all’improvviso limitati nei nostri viaggi e ministeri, abbiamo scoperto, lungo quest’anno, quanto siano importanti invece i rapporti interpersonali fatti soprattutto di piccoli gesti di accoglienza e ascolto dell’altro, di attenzione e servizio vicendevole, di gratuità generosa e di tempo condiviso. Abbiamo sperimentato, inoltre, assieme alla fatica di vivere la fede in comunità… anche la bellezza del ritrovato gusto alla vita di preghiera personale e comunitaria accompagnato dallo sforzo di “aggiornamento” del modo di essere presenti al popolo di Dio affidato alle nostre cure pastorali.

Mi auguro che questa esperienza, non voluta ma imposta con violenza e senza preavviso dalle avverse circostanze che conosciamo, si trasformi in un “Kairós”, in un tempo favorevole e di grazia per tutti noi e ci aiuti a rimetterci in gioco e in cammino con responsabilità, determinazione, entusiasmo e senza paura rinnovando profondamente il nostro modo di vivere la fedeltà alla sequela del Signore alla luce del messaggio della Vergine piangente de La Salette.

Sarà un’opportunità mancata se, passata questa “bufera pandemica”, le cose ritornassero come prima nella nostra vita religiosa personale e comunitaria e anche nella pastorale senza lasciare traccia alcuna del suo passaggio e degli stimoli da essa emersi e promossi. Papa Francesco ha affermato che da questa pandemia o si è esce migliori o se ne esce peggiori …e comunque mai uguali come prima. Non c’è una via di mezzo. Se questo vale per tutti molto più deve valere per noi religiosi salettini. 

Con tutta la Chiesa, anche noi saremo chiamati a rinnovare il nostro linguaggio “religioso” che spesso appare logoro e datato, fatto di parole astratte e vuote e quindi incapace di comunicare con freschezza e incisività la ricchezza del Vangelo e la testimonianza gioiosa della nostra vita religiosa al mondo di oggi. È una sfida che ci interpella tutti personalmente e alla quale nessuno di noi potrà facilmente sottrarsi.

Da questa esperienza insolita e per molti versi dolorosa dovremmo uscirne rinnovati e rincuorati a tutti i livelli. È l’auspicio che formulo per tutti e per ciascuno di noi.

Non si dà Pasqua di Risurrezione senza il passaggio stretto della sofferenza, del grido di abbandono e della morte sperimentato il Venerdì Santo. Solo così la Pasqua diventa la celebrazione per eccellenza della speranza che non inganna e dell’esplosione della vita nuova offerta a tutti e inaugurata dal Cristo risorto. 

Noi tutti sappiamo che il messaggio de La Salette è essenzialmente un messaggio pasquale fatto certamente di richiami forti alla conversione, all’ impegno personale, a rivedere e rinnovare le proprie relazioni con Dio e con la Chiesa ma anche di promesse di una pienezza di vita illuminata e purificata da quella luce sfolgorante che promana dal Cristo crocifisso e glorioso nello stesso tempo, pendente sul petto della Bella Signora. Per questo motivo anche noi assieme a S. Paolo possiamo affermare con forza e ad alta voce: “Cristo risorto è la nostra speranza” (1Cor,15)

Il mistero pasquale, di morte e di risurrezione, di sofferenza e di rinascita, accompagna quest’anno anche le due missioni salettine in terra d’Africa e la Regione di Myanmar.

In Mozambico la situazione non sembra essere migliorata rispetto a quanto riferito nella lettera di Natale. Infatti essa continua ad essere critica e sembra essere sfuggita al controllo delle forze dell’ordine locali e nazionali. Ultimamente alcune agenzie di stampa hanno riportato la notizia di crimini orribili perpetrati contro i bambini della regione di Cabo Delgado che è in mano a dei gruppi Jihadisti senza scrupoli. Per il momento P. Edegard lavora nella città di Pemba in qualità di assistente e accompagnatore dei numerosi profughi provenienti dalla parrocchia di Nangololo e non solo. In stretta collaborazione con le Province del Brasile e dell’Angola il CG sta progettando di ristrutturare quanto prima la comunità e di riorganizzare la sua presenza pastorale nella diocesi. Questa, dopo il recente trasferimento di Mons. Luiz ad altra sede (Brasile), è guidata da un amministratore apostolico nella persona di Mons. Juliasse, vescovo ausiliare di Maputo. In attesa del nuovo vescovo, con il quale potremo discutere del futuro della presenza salettina nella zona, portiamo nelle nostre preghiere costantemente questa comunità e il suo futuro sviluppo come pure il popolo perseguitato da essa servito.

In Tanzania si sta lavorando con tanto impegno all’acquisto di una casa e di un pezzo di terreno attiguo in vista dell’apertura di un primo centro di animazione vocazionale e di formazione per i giovani che desiderano entrare a far parte della nostra famiglia religiosa.  Il desiderio del CG, supportato dalla comunità di Rutete, è di iniziare il cammino formativo nel corrente Anno Mariano o al più tardi all’inizio del 2022. Pongo con tanta fiducia questo progetto sotto la protezione della Bella Signora de La Salette, nostra Madre e Patrona e nello stesso tempo, l’affido all’attenzione e alle preghiere di tutta la Congregazione.

A nome della Congregazione desidero ardentemente esprimere sentimenti di vicinanza spirituale e solidale ai nostri confratelli della giovane Regione di Myanmar che stanno vivendo un momento di grande smarrimento e di forte preoccupazione per le sorti del processo democratico del paese, interrotto bruscamente dal recente golpe militare (1° febbraio). Ci auguriamo che lo stato di guerra instaurato dai militari, che ha causato la comprensibile insurrezione popolare e disgraziatamente la morte di tanti innocenti, cessi il più presto possibile e che la giustizia e il rispetto delle regole democratiche opportunamente stabilite abbiano la meglio sull’odio e le divisioni presenti ora nel paese. In questo contesto di incertezza e paura per il prossimo futuro sono un grande segno di fiduciosa speranza per il paese, la Regione e la Congregazione le quattro nuove ordinazioni sacerdotali che hanno avuto luogo il 19 marzo scorso, festa di S. Giuseppe. Ringraziamo il Signore per il dono della loro vocazione. Illuminati e guidati dal nostro carisma si adopereranno certamente a favorire percorsi di riconciliazione nel paese, assetato di pace e di giustizia, con la loro parola e soprattutto con la testimonianza della loro vita.

Che questa Santa Pasqua, con la sua sconvolgente carica di luce e di vita nuova ci orienti sempre più ad incorporare la nostra esistenza di uomini e di religiosi in quella di Cristo risorto e a lasciarci comunicare la vita in pienezza dal suo Spirito.

La Risurrezione di Cristo, inoltre, ci sproni a dare ragione sempre e senza paura di quella fede e di quella speranza che devono animare ovunque e comunque la nostra vita di cristiani e di religiosi.

Ai confratelli anziani o sofferenti, a coloro che sono immersi nel lavoro pastorale, ai giovani religiosi, ai novizi e ai giovani in formazione come pure alle Suore de la Salette e ai molti Laici Salettini che, animati dal carisma della riconciliazione, operano con noi nel campo della evangelizzazione e della carità vadano, anche a nome del Consiglio generale, gli auguri più belli e cristiani di

Buona e Santa Pasqua di Risurrezione!

Fraternamente vostro,

P. Silvano Marisa MS

Superiore Generale

Print Friendly, PDF & Email

L’invito – anamnesi

Aprile 2021

L’eucaristia – fonte e culmine della storia

Le stesse parole dell’introduzione – «Avvicinatevi, bambini miei» e «Sono qui per comunicarvi una grande notizia» – sono da parte della Bella Signora un invito a ricordare quello che Dio aveva progettato fin dall’inizio dei tempi: cioè, che Dio vuole avere noi tutti accanto a Sé, nel Cielo. Praticamente è questo il compito dell’uomo sulla terra: prima di tutto desiderare per se stesso, e poi assecondare gli altri nel desiderio di scoprire questo piano di Dio e nell’accettarlo come proprio. Tra gli uomini non c’è nessuno che ci tenga a realizzarlo così tanto, come la Madre di Gesù e la Madre di tutti i credenti in Lui.

Maria ci indica i luoghi e i tempi concreti, dove possiamo discernere questo piano e far esperienza del sostegno personale di Dio nella grazia che viene dal Suo Figlio, Gesù. Si tratta prima di tutto della Santa Messa, attraverso cui Gesù Cristo vuole elargirci i suoi doni; inoltre si tratta della preghiera e del tempo dedicato ad essa, che Maria non teme di ridurre alla sola recitazione del Padre nostro e dell’Ave Maria. Per alcuni, già queste preghiere diventano qualcosa di sconosciuto, perché non insegnato dai genitori, i quali oggi sempre più spesso non sentono neanche il bisogno di battezzare i propri figli. Anche la Quaresima non è più tempo di preparazione al Sacrosanto Triduo Pasquale, ma viene trattata come normali giorni feriali, senza un significato particolare.

Maria non ha mancato di accennare che le deteriorate relazioni con Dio si riflettono anche nelle nostre coltivazioni danneggiate e nei raccolti rovinati. Dimentichiamo sempre il legame tra il comandamento di Dio: «Soggiogate la terra e dominatela» e le parole di Maria: «Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi». Si può soggiogare la terra in modo soddisfacente solo allora, quando noi stessi ci lasciamo soggiogare da Dio. Maria ci ricorda questa verità già all’inizio della parte francese del Suo Messaggio: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi…». Ella stessa vuole mostrarsi come la prima che si sottomette a Dio ed è orgogliosa di questa scelta. Niente costruisce la pace interiore in modo così forte come l’adesione alla Volontà di Dio, e la Vergine Immacolata ne è un esempio costante per noi. Perciò parlando di noi dice «il mio popolo», perché Ella spera che, come dentro Lei stessa, così anche in ciascuno di noi c’è questo naturale desiderio di Dio e la voglia di piacerGli per amore, e non per calcolo o per malizia nascosta.

Se qualcosa non va secondo i nostri piani, allora imprechiamo distratti: vuoi contro gli autisti, vuoi contro i pedoni, contro le persone sgradevoli, contro le autorità statali, contro i servizi pubblici, contro l’assistenza sanitaria, contro la siccità, contro la pandemia del coronavirus e le speculazioni legate ad essa, contro i raccolti danneggiati, contro i prezzi dei servizi e dei prodotti, contro i malfattori e contro gli insuccessi e gli imprevisti di ogni genere. Maria ci ricorda che tutto questo richiede un intervento di Dio. Gesù è pronto ad aiutarci, ma il nostro comportamento e l’indifferenza verso la relazione eterna con Dio richiedono sempre più forti mezzi di riparazione. Maria si appella a Gesù – a cui accenna con lacrime – affinché usi soluzioni più delicate. Ma anche Lei è consapevole che con il nostro comportamento noi ci poniamo di fronte a una scelta tra la perdita della vita eterna e l’intervento pesante del braccio di Gesù, non più possibile da frenare neanche da Maria, anche se pieno di grazia. Egli non vuole punire. La punizione è il nome che noi diamo all’ira di Dio. L’ira di Dio, nelle parole dei profeti, significa lo zelo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo a mettere ordine in tutto, così come Dio aveva voluto fin dall’inizio del mondo.

Seguiamo questo invito di Maria a sottometterci a Dio e obbedire a Lui in tutto ciò che c’è scritto nel Decalogo. Ricordiamo poi che Dio è misericordioso nel tempo mondano e vuole sempre aiutarci. Ma finito questo tempo, Egli purtroppo deve essere solo giusto, cosa che noi dimentichiamo.

E Maria a La Salette soffre proprio per il fatto che noi ce ne dimentichiamo.

Karol Porczak MS

Print Friendly, PDF & Email

L’invito – anamnesi

Aprile 2021

L’eucaristia – fonte e culmine della storia

Le stesse parole dell’introduzione – «Avvicinatevi, bambini miei» e «Sono qui per comunicarvi una grande notizia» – sono da parte della Bella Signora un invito a ricordare quello che Dio aveva progettato fin dall’inizio dei tempi: cioè, che Dio vuole avere noi tutti accanto a Sé, nel Cielo. Praticamente è questo il compito dell’uomo sulla terra: prima di tutto desiderare per se stesso, e poi assecondare gli altri nel desiderio di scoprire questo piano di Dio e nell’accettarlo come proprio. Tra gli uomini non c’è nessuno che ci tenga a realizzarlo così tanto, come la Madre di Gesù e la Madre di tutti i credenti in Lui.

Maria ci indica i luoghi e i tempi concreti, dove possiamo discernere questo piano e far esperienza del sostegno personale di Dio nella grazia che viene dal Suo Figlio, Gesù. Si tratta prima di tutto della Santa Messa, attraverso cui Gesù Cristo vuole elargirci i suoi doni; inoltre si tratta della preghiera e del tempo dedicato ad essa, che Maria non teme di ridurre alla sola recitazione del Padre nostro e dell’Ave Maria. Per alcuni, già queste preghiere diventano qualcosa di sconosciuto, perché non insegnato dai genitori, i quali oggi sempre più spesso non sentono neanche il bisogno di battezzare i propri figli. Anche la Quaresima non è più tempo di preparazione al Sacrosanto Triduo Pasquale, ma viene trattata come normali giorni feriali, senza un significato particolare.

Maria non ha mancato di accennare che le deteriorate relazioni con Dio si riflettono anche nelle nostre coltivazioni danneggiate e nei raccolti rovinati. Dimentichiamo sempre il legame tra il comandamento di Dio: «Soggiogate la terra e dominatela» e le parole di Maria: «Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi». Si può soggiogare la terra in modo soddisfacente solo allora, quando noi stessi ci lasciamo soggiogare da Dio. Maria ci ricorda questa verità già all’inizio della parte francese del Suo Messaggio: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi…». Ella stessa vuole mostrarsi come la prima che si sottomette a Dio ed è orgogliosa di questa scelta. Niente costruisce la pace interiore in modo così forte come l’adesione alla Volontà di Dio, e la Vergine Immacolata ne è un esempio costante per noi. Perciò parlando di noi dice «il mio popolo», perché Ella spera che, come dentro Lei stessa, così anche in ciascuno di noi c’è questo naturale desiderio di Dio e la voglia di piacerGli per amore, e non per calcolo o per malizia nascosta.

Se qualcosa non va secondo i nostri piani, allora imprechiamo distratti: vuoi contro gli autisti, vuoi contro i pedoni, contro le persone sgradevoli, contro le autorità statali, contro i servizi pubblici, contro l’assistenza sanitaria, contro la siccità, contro la pandemia del coronavirus e le speculazioni legate ad essa, contro i raccolti danneggiati, contro i prezzi dei servizi e dei prodotti, contro i malfattori e contro gli insuccessi e gli imprevisti di ogni genere. Maria ci ricorda che tutto questo richiede un intervento di Dio. Gesù è pronto ad aiutarci, ma il nostro comportamento e l’indifferenza verso la relazione eterna con Dio richiedono sempre più forti mezzi di riparazione. Maria si appella a Gesù – a cui accenna con lacrime – affinché usi soluzioni più delicate. Ma anche Lei è consapevole che con il nostro comportamento noi ci poniamo di fronte a una scelta tra la perdita della vita eterna e l’intervento pesante del braccio di Gesù, non più possibile da frenare neanche da Maria, anche se pieno di grazia. Egli non vuole punire. La punizione è il nome che noi diamo all’ira di Dio. L’ira di Dio, nelle parole dei profeti, significa lo zelo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo a mettere ordine in tutto, così come Dio aveva voluto fin dall’inizio del mondo.

Seguiamo questo invito di Maria a sottometterci a Dio e obbedire a Lui in tutto ciò che c’è scritto nel Decalogo. Ricordiamo poi che Dio è misericordioso nel tempo mondano e vuole sempre aiutarci. Ma finito questo tempo, Egli purtroppo deve essere solo giusto, cosa che noi dimentichiamo.

E Maria a La Salette soffre proprio per il fatto che noi ce ne dimentichiamo.

Karol Porczak MS

Print Friendly, PDF & Email

Il cammino di conversione

Marzo 2021

Lasciarsi guidare da Dio

Convertirsi non necessariamente vuol dire solo voltare le spalle al male e rivolgersi al bene. Questa si può chiamare una conversione che salva la vita eterna.

Ci può essere anche un’altra conversione, consistente nel rinunciare a realizzare il bene dipendente dalla nostra volontà, la quale a modo suo scopre una bella e buona vocazione di vita, e seguire la strada vocazionale indicata dalla decisione di Dio.

Come religiosi dobbiamo essere consapevoli della nostra naturale vocazione alla vita in famiglia, al matrimonio e alla paternità, ma abbiamo scelto di vivere i voti religiosi, ispirati dal Messaggio della Bella Signora oppure dall’esempio di vita dei salettini. Così abbiamo interpretato la volontà di Dio nei confronti di ciascuno di noi, cioè ci siamo convertiti a un’altra vocazione, più impegnativa di quella naturale. E Maria, ha sperimentato anche Lei una conversione?

Nella prima accezione – mai, perché Ella è una persona Immacolata.

Nella seconda accezione – sì, e tante volte.

Ella aveva già i suoi progetti di vita verginale nel matrimonio con Giuseppe. Avrebbe dovuto diventare moglie e casalinga nella casa di Nazaret. Così aveva interpretato la sua vocazione di vita. Nell’Annuciazione dell’Angelo, Dio ha cambiato questo progetto e Maria subito ha «convertito» la propria volontà, rendendola obbediente alla volontà di Dio. Ponendo all’Arcangelo Gabriele la domanda: «Come è possibile? Non conosco uomo», Ella praticamente vuole sapere chi deve compartecipare nella concezione, visto che con Giuseppe aveva già stato stabilito il patto di non congiungersi carnalmente. La Vergine Maria subito punta al concreto. Come sappiamo, Gabriele Le spiega il ruolo dello Spirito Santo in questo atto. Il suo famoso fiat voluntas tua è una decisione di abbandonare i propri progetti (molto nobili) e di coinvolgersi pienamente nell’inatteso progetto di Dio.

Similmente a Gerusalemme, avendo ritrovato Gesù dopo tre giorni, non capisce le spiegazioni di Gesù, ma serba tutte queste cose nel proprio cuore. Non si lascia tormentare dai pensieri sulla mancata attenzione verso Gesù, ma imprime questo fatto nella sua memoria: converte (rivolge) i suoi pensieri a Dio e da Lui si aspetta spiegazioni. Riconosce che riceverà le spiegazioni al momento opportuno, quando lo vorrà Dio. Forse quell’esperienza dei tre giorni di separazione l’ha aiutata a sorreggere i tre giorni dell’attesa della risurrezione del Figlio crocifisso.

C’è ancora un altro tratto della conversione nella vita di Maria.

Quando la gente ha cominciato a giudicare Gesù, ritenendolo pazzo, la famiglia vuole difendere la sua reputazione e fa giungere la Madre. Quando Gesù viene a sapere che la Madre e i fratelli Lo stanno aspettando, risponde: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». E rivolgendosi a quelli che gli stanno seduti attorno, dice: «Ecco mia madre e i miei fratelli» (cfr. Mc 3,20–21.30–35).

In questo evento Gesù non ha mancato di accennare al fare la volontà di Dio. Perché è un’occasione di conversione per Maria? Ella ha capito in quel momento che era terminato il suo ruolo di Madre, di Educatrice e di Amica di Gesù. Da allora in poi Ella diventa la discepola del suo Figlio nel fare la volontà di Dio. Mantenendo l’autorità della Madre del Salvatore, Ella nel suo cammino di fede segue l’esempio di umiliazione e di obbedienza al Padre Celeste, sul modello di Gesù.

Karol Porczak MS

Print Friendly, PDF & Email
Pagina 9 di 12
Vai all'inizio della pagina