Jacek Pawłowski

Jacek Pawłowski

Missionari di Nostra Signora de La Salette morti nell'anno 2020

Requiem aeternam dona eis, Domine,

et lux perpetua luceat eis.

Requiescant in pace. Amen.Necrologium 2020_2.jpg

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MYANMAR – Regione BVM Madre delle Missioni

Capitolo della Regione: 14-17.12.2020, Pyin OO Lwin, Mynamar

Nuovo Consiglio della Regione:

P. Jerome Saw Eiphan, superiore regionale (al centro)

P. Nicodemus Than Aye, vicario regionale (a sinistra)

P. David Kyaw Zwa Latt, consigliere regionale (a destra)

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Maria e i segni dei tempi

Dicembre 2020

Maria insegna a interpretare il corso della storia…

Il titolo di questa sezione, ci consente di assaporare una duplice realtà:

1. la profonda continuità tra i profeti biblici e la “Bella Signora di La Salette” e 

2. la forte matrice biblica propria di un’autentica spiritualità sallettina. 

Non a caso, il defunto cardinale di Milano, Carlo Maria Martini S.J., era solito dire che tra le maggiori apparizioni Mariane, l’Apparizione di La Salette è quella che più rivela tratti e caratteristiche tipicamente biblici.

Al fine di evidenziare questa continuità, vorrei accostare l’apparizione di Nostra Signora di La Salette attraverso il modello ‘profetico’ elaborato dal filosofo e teologo ebreo Abraham Joshua Heschel. Quando interpretiamo l’apparizione della “Bella Signora” a La Salette attraverso l’opera di Joshua A. Heschel, Il Messaggio dei Profeti, possiamo evidenziare i seguenti punti.

Primo: come i Profeti biblici, “La Bella Signora” chiama alla conversione. Le parole di Maria che aprono il messaggio così come i suoi ammonimenti introdotti da “Se il popolo non si sottomette […]” e “Se questa gente si convertirà […]” risuonano, per noi, come un invito a ritornare al Signore. Conversione nella Bibbia, non significa soltanto cessare di fare il male per abbracciare il bene, ma anche volgersi maggiormente verso il Signore. Secondo quest’accezione, la conversione, piuttosto che essere un singolo atto, si configura come un graduale processo di trasformazione che mira ad assimilarci al Figlio, per vivere come Lui ha vissuto, a fare nostre le sue scelte.

Secondo: i vari riferimenti alla concreta situazione storica contenuti nel messaggio accentuano la presenza “profetica” di Maria a La Salette. Come i Profeti biblici, “La Bella Signora di La Salette” incarna una spiritualità profondamente ancorata alla storia, ma con lo sguardo volto al cielo. Contestualizzate nella situazione storica, le parole della “Bella Signora”, come le parole dei Profeti biblici, sono un appello accorato che mira a cambiare, dall’interno, la vita dei suoi destinatari e della storia. Un cambiamento che risulta possibile attraverso delle relazioni ‘giuste’ tra noi e il Signore, noi e il creato, e gli uni con gli altri. A La Salette la “Bella Signora” ci ricorda che il legame tra responsabilità umana, giustizia e storia è così profondo da decidere tanto il successo quanto il fallimento sia sociale che individuale.

Terzo: come i Profeti biblici, Maria, a La Salette, ci insegna a interpretare il corso della storia con gli occhi della fede; ci insegna a intus-legere, nella storia, la voce di Dio; ci insegna a discernere quanto conduce al Signore e quanto invece ci allontana da Lui.

Quarto: come i profeti biblici, Maria, a La Salette, si fa portavoce di un Dio che, come amava affermare Joshua A. Heschel, è alla ricerca dell’uomo, di ciascuno di noi. A La Salette, Maria risveglia in noi questa consapevolezza, che Dio è un Dio pellegrino, coinvolto in un “esodo divino” perché alla ricerca dei suoi figli. 

Quinto: come i Profeti biblici, “la Bella Signora di La Salette” appare non per comunicarci verità astratte su Dio o per darci norme religiose da seguire meticolosamente, quanto piuttosto per ricordarci, attraverso le sue lacrime, che il Dio biblico è un Dio “patetico”, ricco di pathos, nel senso primigenio della radice greca del termine che significa ‘emozione’, ‘sentimento’, ‘passione’, ‘patimento’. Dio patisce per noi. Il Figlio ha patito per noi. E la “Bella Signora di La Salette” patisce per i suoi figli. Anche questo è un tratto che caratterizza i Profeti biblici: di fatto, tutta la profezia biblica è un costante grido che Dio non è indifferente al male.

Le parole di Maria a La Salette, come le parole dei Profeti dell’Antico Israele, non predicono alcun futuro. Piuttosto, sono parole che mostrano come Dio operi all’interno della nostra storia, e quale sia il nostro ruolo e la nostra responsabilità in questa interazione divino-umana. 

Tutta la creazione geme la riconciliazione…

«Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra»

Il Figlio di Dio venne al mondo per ‘restaurare’ l’immagine e la somiglianza dell’uomo con Dio. È a questa creatura che il Creatore ha affidato il dominio del mondo, ma con maggiore precisione per “guidare la terra”. Tuttavia, l’uomo va spesso oltre la responsabilità che ha ricevuto dal suo Creatore. E quando si comporta oltre i limiti attrae disgrazie per se stesso e per l’universo. 

Il messaggio di Nostra Signora a La Salette mostra esattamente la discrepanza tra natura e uomo ogni volta che non lavora in armonia con Dio. Il deterioramento del raccolto è sentito come la punizione di Dio perché l’uomo vuole essere autosufficiente. È noto che un umanesimo senza Dio porta a incalcolabili disastri. 

Considerata da San Giovanni Paolo II come “il cuore delle profezie di Maria”, nel messaggio di La Salette la denuncia del deplorevole stato morale del mondo che si incarna nell’indifferenza religiosa spicca in primo luogo. La situazione è peggiorata al punto che la Madonna ha minacciato di smettere di tenere il braccio di suo Figlio. Su La Salette e i suoi segni profetici, dice ancora Giovanni Paolo II: “Maria, Madre piena di amore, ha mostrato in questo luogo la sua tristezza per il male morale dell’umanità. Attraverso le sue lacrime, ci aiuta a meglio comprendere la dolorosa gravità del peccato, il rifiuto di Dio, ma anche la fedeltà appassionata che suo Figlio nutre per i suoi figli, Lui, il Redentore, il cui amore è ferito dalla dimenticanza a dal rifiuto”.

Il messaggio di La Salette è attuale in questo mondo che sembra sempre più ripetere gli errori che Maria è venuta a correggere attraverso il messaggio trasmesso a Massimino e Melania. Sottomissione a Cristo, penitenza e vita piena di preghiera sono i grandi ingredienti che la Bella Signora ci propone per la nostra conseguente riconciliazione con Dio. 

Questo carattere profetico dell’apparizione a La Salette è evidente nei segni che lei stessa porta, il simbolo del grande messaggio della Vergine di La Salette: la croce al centro, a sinistra è il martello e le tenaglie sul lato destro. Mentre il martello simboleggia i peccati dell’umanità che inchiodano a Gesù crocifisso, le tenaglie simboleggiano la preghiera e la conversione. 

La nostra missione di ambasciatori di Cristo ci porta ad assumerci la responsabilità che Maria ha affidato ai vedenti, ad andare da tutte le persone, cioè a ricordare alle persone il loro dovere di lasciarsi guidare dall’unico maestro, Gesù Cristo. Quando ciò accade, quando gli uomini aderiscono alla chiamata alla conversione, “le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano”. Maria è chiara nel risvegliare in noi la profonda radice dei mali che il mondo soffre e può soffrire se il cambiamento, la sottomissione a Cristo non derivano dall’uomo. Maria ci invita a ritornare a Dio attraverso Cristo, la cui regalità cerca di ristabilire la rettitudine delle anime ovunque.

Maria è il segno della nuova alleanza…

È molto difficile accettare le parole di Maria nel suo Messaggio: “Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra”. Ma esse esprimono la verità circa il fatto che il male non proviene da Dio, ma dalle sue creature. Dapprima erano Lucifero ed i suoi seguaci a farlo, poi – i primi uomini che erano stati ingannati. La nostra cattiva gestione del mondo porta alla sua corruzione. Questa confessione di Maria non solo contiene una profezia oppure un giudizio sulla situazione attuale, ma essa a ciascuno di noi, ricorda da dove proviene il male. Lo dice Colei che non può essere accusata di alcun atto di disobbedienza alla volontà di Dio. Il suo “Fiat” era ed è presente in ogni suo pensiero, in ogni parola e in ogni azione, senza alcuna trascuratezza.

Il primo comandamento di Dio rivolto ad Adamo ed Eva: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate” (Gen 1,28), non è stato mai revocato. Ma dopo il peccato originale la situazione è peggiorata, e questo degrado non cesserà fino alla fine del mondo. Tutto ciò che intorno a noi si guasta, è causato da noi stessi, sollecitati dall’inganno di Satana, la cui disobbedienza verso Dio provoca le incessanti insidie e tentazioni che ci assalgono. Segni dei tempi sono tutti gli avvenimenti che accadono nella storia di ciascuno di noi.

Se seguiremo l’ammonizione di Maria, la quale ci ricorda che – parafrasando – la terra non ci è soggiogata fino in fondo e che sempre qualcosa si guasta, allora cesseremo di incolpare Dio e il mondo per tutto il male che ci accade. La nostra corretta lettura dei segni dei tempi, la dobbiamo confermare, prima di tutto, mostrando la nostra gratitudine e benedicendo Dio per l’esistenza che Egli ha dato a ciascuno di noi e per la vocazione alla vita eterna nel Cielo; inoltre, dobbiamo essere riconoscenti a Dio per il fatto che, nonostante la nostra disobbedienza e slealtà, il Signore nella sua misericordia ci concede la grazia e ci aiuta a mettere ordine in mezzo alla confusione che noi stessi abbiamo creato. In tal contesto l’incarnazione di Gesù Cristo, Figlio di Dio, appare un rimedio necessario e ci aiuta a risollevarci nell’umile e perseverante opera di portare il bene a questo mondo, il quale soffre anche per il danno subìto.

Tutto il male che ci colpisce è un segno permanente che ci siamo lasciati convincere da Satana che si possa criticare e giudicare Dio, accusandolo di gestire male il mondo che Egli stesso ha creato. Dio non ha mai revocato la sua decisione di dare la Terra in affitto all’uomo. La responsabilità per tutto ciò che succede qui ricade solo sull’uomo, su tutti gli uomini e le donne. Ciascuno ne è responsabile davanti a Dio.

Perciò possiamo dire che praticamente esiste solo un segno permanente, rievocato da Maria – il segno che Ella a La Salette indica precisamente nel raccolto guastato. Lo rivela la parola di Dio indirizzata ad Adamo prima della sua espulsione dall’Eden:

“Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!” (Gen 3,17-19).

Flavio Gilio MS

Eusébio Kangupe MS

Karol Porczak MS

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Maria e i segni dei tempi

Dicembre 2020

Maria insegna a interpretare il corso della storia…

Il titolo di questa sezione, ci consente di assaporare una duplice realtà:

1. la profonda continuità tra i profeti biblici e la “Bella Signora di La Salette” e 

2. la forte matrice biblica propria di un’autentica spiritualità sallettina. 

Non a caso, il defunto cardinale di Milano, Carlo Maria Martini S.J., era solito dire che tra le maggiori apparizioni Mariane, l’Apparizione di La Salette è quella che più rivela tratti e caratteristiche tipicamente biblici.

Al fine di evidenziare questa continuità, vorrei accostare l’apparizione di Nostra Signora di La Salette attraverso il modello ‘profetico’ elaborato dal filosofo e teologo ebreo Abraham Joshua Heschel. Quando interpretiamo l’apparizione della “Bella Signora” a La Salette attraverso l’opera di Joshua A. Heschel, Il Messaggio dei Profeti, possiamo evidenziare i seguenti punti.

Primo: come i Profeti biblici, “La Bella Signora” chiama alla conversione. Le parole di Maria che aprono il messaggio così come i suoi ammonimenti introdotti da “Se il popolo non si sottomette […]” e “Se questa gente si convertirà […]” risuonano, per noi, come un invito a ritornare al Signore. Conversione nella Bibbia, non significa soltanto cessare di fare il male per abbracciare il bene, ma anche volgersi maggiormente verso il Signore. Secondo quest’accezione, la conversione, piuttosto che essere un singolo atto, si configura come un graduale processo di trasformazione che mira ad assimilarci al Figlio, per vivere come Lui ha vissuto, a fare nostre le sue scelte.

Secondo: i vari riferimenti alla concreta situazione storica contenuti nel messaggio accentuano la presenza “profetica” di Maria a La Salette. Come i Profeti biblici, “La Bella Signora di La Salette” incarna una spiritualità profondamente ancorata alla storia, ma con lo sguardo volto al cielo. Contestualizzate nella situazione storica, le parole della “Bella Signora”, come le parole dei Profeti biblici, sono un appello accorato che mira a cambiare, dall’interno, la vita dei suoi destinatari e della storia. Un cambiamento che risulta possibile attraverso delle relazioni ‘giuste’ tra noi e il Signore, noi e il creato, e gli uni con gli altri. A La Salette la “Bella Signora” ci ricorda che il legame tra responsabilità umana, giustizia e storia è così profondo da decidere tanto il successo quanto il fallimento sia sociale che individuale.

Terzo: come i Profeti biblici, Maria, a La Salette, ci insegna a interpretare il corso della storia con gli occhi della fede; ci insegna a intus-legere, nella storia, la voce di Dio; ci insegna a discernere quanto conduce al Signore e quanto invece ci allontana da Lui.

Quarto: come i profeti biblici, Maria, a La Salette, si fa portavoce di un Dio che, come amava affermare Joshua A. Heschel, è alla ricerca dell’uomo, di ciascuno di noi. A La Salette, Maria risveglia in noi questa consapevolezza, che Dio è un Dio pellegrino, coinvolto in un “esodo divino” perché alla ricerca dei suoi figli. 

Quinto: come i Profeti biblici, “la Bella Signora di La Salette” appare non per comunicarci verità astratte su Dio o per darci norme religiose da seguire meticolosamente, quanto piuttosto per ricordarci, attraverso le sue lacrime, che il Dio biblico è un Dio “patetico”, ricco di pathos, nel senso primigenio della radice greca del termine che significa ‘emozione’, ‘sentimento’, ‘passione’, ‘patimento’. Dio patisce per noi. Il Figlio ha patito per noi. E la “Bella Signora di La Salette” patisce per i suoi figli. Anche questo è un tratto che caratterizza i Profeti biblici: di fatto, tutta la profezia biblica è un costante grido che Dio non è indifferente al male.

Le parole di Maria a La Salette, come le parole dei Profeti dell’Antico Israele, non predicono alcun futuro. Piuttosto, sono parole che mostrano come Dio operi all’interno della nostra storia, e quale sia il nostro ruolo e la nostra responsabilità in questa interazione divino-umana. 

Tutta la creazione geme la riconciliazione…

«Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra»

Il Figlio di Dio venne al mondo per ‘restaurare’ l’immagine e la somiglianza dell’uomo con Dio. È a questa creatura che il Creatore ha affidato il dominio del mondo, ma con maggiore precisione per “guidare la terra”. Tuttavia, l’uomo va spesso oltre la responsabilità che ha ricevuto dal suo Creatore. E quando si comporta oltre i limiti attrae disgrazie per se stesso e per l’universo. 

Il messaggio di Nostra Signora a La Salette mostra esattamente la discrepanza tra natura e uomo ogni volta che non lavora in armonia con Dio. Il deterioramento del raccolto è sentito come la punizione di Dio perché l’uomo vuole essere autosufficiente. È noto che un umanesimo senza Dio porta a incalcolabili disastri. 

Considerata da San Giovanni Paolo II come “il cuore delle profezie di Maria”, nel messaggio di La Salette la denuncia del deplorevole stato morale del mondo che si incarna nell’indifferenza religiosa spicca in primo luogo. La situazione è peggiorata al punto che la Madonna ha minacciato di smettere di tenere il braccio di suo Figlio. Su La Salette e i suoi segni profetici, dice ancora Giovanni Paolo II: “Maria, Madre piena di amore, ha mostrato in questo luogo la sua tristezza per il male morale dell’umanità. Attraverso le sue lacrime, ci aiuta a meglio comprendere la dolorosa gravità del peccato, il rifiuto di Dio, ma anche la fedeltà appassionata che suo Figlio nutre per i suoi figli, Lui, il Redentore, il cui amore è ferito dalla dimenticanza a dal rifiuto”.

Il messaggio di La Salette è attuale in questo mondo che sembra sempre più ripetere gli errori che Maria è venuta a correggere attraverso il messaggio trasmesso a Massimino e Melania. Sottomissione a Cristo, penitenza e vita piena di preghiera sono i grandi ingredienti che la Bella Signora ci propone per la nostra conseguente riconciliazione con Dio. 

Questo carattere profetico dell’apparizione a La Salette è evidente nei segni che lei stessa porta, il simbolo del grande messaggio della Vergine di La Salette: la croce al centro, a sinistra è il martello e le tenaglie sul lato destro. Mentre il martello simboleggia i peccati dell’umanità che inchiodano a Gesù crocifisso, le tenaglie simboleggiano la preghiera e la conversione. 

La nostra missione di ambasciatori di Cristo ci porta ad assumerci la responsabilità che Maria ha affidato ai vedenti, ad andare da tutte le persone, cioè a ricordare alle persone il loro dovere di lasciarsi guidare dall’unico maestro, Gesù Cristo. Quando ciò accade, quando gli uomini aderiscono alla chiamata alla conversione, “le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano”. Maria è chiara nel risvegliare in noi la profonda radice dei mali che il mondo soffre e può soffrire se il cambiamento, la sottomissione a Cristo non derivano dall’uomo. Maria ci invita a ritornare a Dio attraverso Cristo, la cui regalità cerca di ristabilire la rettitudine delle anime ovunque.

Maria è il segno della nuova alleanza…

È molto difficile accettare le parole di Maria nel suo Messaggio: “Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra”. Ma esse esprimono la verità circa il fatto che il male non proviene da Dio, ma dalle sue creature. Dapprima erano Lucifero ed i suoi seguaci a farlo, poi – i primi uomini che erano stati ingannati. La nostra cattiva gestione del mondo porta alla sua corruzione. Questa confessione di Maria non solo contiene una profezia oppure un giudizio sulla situazione attuale, ma essa a ciascuno di noi, ricorda da dove proviene il male. Lo dice Colei che non può essere accusata di alcun atto di disobbedienza alla volontà di Dio. Il suo “Fiat” era ed è presente in ogni suo pensiero, in ogni parola e in ogni azione, senza alcuna trascuratezza.

Il primo comandamento di Dio rivolto ad Adamo ed Eva: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate” (Gen 1,28), non è stato mai revocato. Ma dopo il peccato originale la situazione è peggiorata, e questo degrado non cesserà fino alla fine del mondo. Tutto ciò che intorno a noi si guasta, è causato da noi stessi, sollecitati dall’inganno di Satana, la cui disobbedienza verso Dio provoca le incessanti insidie e tentazioni che ci assalgono. Segni dei tempi sono tutti gli avvenimenti che accadono nella storia di ciascuno di noi.

Se seguiremo l’ammonizione di Maria, la quale ci ricorda che – parafrasando – la terra non ci è soggiogata fino in fondo e che sempre qualcosa si guasta, allora cesseremo di incolpare Dio e il mondo per tutto il male che ci accade. La nostra corretta lettura dei segni dei tempi, la dobbiamo confermare, prima di tutto, mostrando la nostra gratitudine e benedicendo Dio per l’esistenza che Egli ha dato a ciascuno di noi e per la vocazione alla vita eterna nel Cielo; inoltre, dobbiamo essere riconoscenti a Dio per il fatto che, nonostante la nostra disobbedienza e slealtà, il Signore nella sua misericordia ci concede la grazia e ci aiuta a mettere ordine in mezzo alla confusione che noi stessi abbiamo creato. In tal contesto l’incarnazione di Gesù Cristo, Figlio di Dio, appare un rimedio necessario e ci aiuta a risollevarci nell’umile e perseverante opera di portare il bene a questo mondo, il quale soffre anche per il danno subìto.

Tutto il male che ci colpisce è un segno permanente che ci siamo lasciati convincere da Satana che si possa criticare e giudicare Dio, accusandolo di gestire male il mondo che Egli stesso ha creato. Dio non ha mai revocato la sua decisione di dare la Terra in affitto all’uomo. La responsabilità per tutto ciò che succede qui ricade solo sull’uomo, su tutti gli uomini e le donne. Ciascuno ne è responsabile davanti a Dio.

Perciò possiamo dire che praticamente esiste solo un segno permanente, rievocato da Maria – il segno che Ella a La Salette indica precisamente nel raccolto guastato. Lo rivela la parola di Dio indirizzata ad Adamo prima della sua espulsione dall’Eden:

“Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!” (Gen 3,17-19).

Flavio Gilio MS

Eusébio Kangupe MS

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La Salette: dalla paura alla fiducia

Novembre 2020

Non abbiate paura…

Nulla dell’umano esodare è escluso dalla Bibbia. Incluse le tematiche del timore e della fiducia. Paura e fiducia: parole-chiave che determinano la differenza tra il semplice “esistere” e “vivere pienamente”. Di questo pare essere consapevole la Bibbia, che registra più di 365 istanze riguardanti l’invito a non temere.

Le Sacre Scritture, riconoscono due tipi di timore. Uno fortifica, ed è quello che la Bibbia chiama il “timore di Adonai”, principio di sapienza (cfr. Prov 1,7). Il secondo è uno spirito di paura, che consuma, attanaglia, paralizza e debilita. Tutti l’abbiamo sperimentato, almeno una volta. Possiamo fare scelte sbagliate perché maturate nella paura; oppure preferiamo, intenzionalmente, non scegliere perché bloccati dalla paura dell’ignoto, dell’incertezza, del fallimento, di ciò che gli altri possono pensare di noi, ecc. Sì, questo tipo di timore è paralizzante. E la maggior parte di noi desidera “non temere” per poter vivere realmente e non solo esistere, per essere liberi di amare e di essere amati (cfr. 1Gv 4,18). 

Nella vita del credente, paura e fiducia, coesistono. Quello che è rilevante è la domanda: a che cosa diamo maggiormente ascolto? Che cosa ispira e orienta il nostro vivere? Paura o fiducia? È interessante notare, a questo riguardo, che persino i nostri Padri e le nostre Madri nella fede hanno sperimentato sia la paura che la sfiducia, malgrado siano stati scelti da Dio e disposti a seguire la voce dell’Eterno. Si vedano, per esempio, le figure di Abramo, Isacco, Giacobbe, il grande legislatore Mosè, il re biblico per eccellenza, Davide (Sal 56,10-11), Sara, Ruth, Rachele, Miriam la sorella di Mosè, Pietro, o i Dodici Apostoli…

Persino Giuseppe (Mt 1,20) e Maria di Nazareth esperiscono il sentimento del timore. Subito dopo le parole dell’angelo Gabriele, l’evangelista Luca riporta che Maria “fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo” (Lc 1,29). Sì: da un lato i protagonisti maggiori della Storia della Salvezza sono assaliti dal timore, ma dall’altro lato, sanno dare fiducia alle Parole dell’Eterno. 

Qualcosa di simile si può dire di Massimino e Melania a La Salette. Quando Melania, all’improvviso, scorge un globo di luce proprio lì dove precedentemente avevano depositato i loro tascapane, chiama, agitata e incuriosita, Massimino. Entrambi sono colti da timore: Melania lascia cadere il suo bastone e Massimino cerca di riprenderlo, nel caso fosse necessario difendersi da quella luce misteriosa. La paura lascia spazio alla fiducia quando, dopo aver scorto all’interno del globo di luce la figura di una “Bella Signora”, seduta con i gomiti poggiati sulle ginocchia, il viso nascosto tra le mani e singhiozzante, odono le seguenti parole: “Avvicinatevi, figli miei, non abbiate paura, sono qui per annunciarvi un grande messaggio”.

La dinamica inziale di questo incontro ricalca la dinamica dei numerosi incontri con l’Eterno registrati dalla Bibbia. Sovente si tratta di incontri che, inizialmente, generano timore in colui che li esperisce. Ma con il timore iniziale vi è sempre una parola divina, capace di instillare fiducia e aprire ad orizzonti insperati. Gesù di Nazareth, per esempio, guarisce la paura di Pietro non solo incoraggiandolo a “non temere”, ma anche conferendogli una missione: «D’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5,10). Similmente, a La Salette, la “Bella Signora” non solo invita i due bambini a “non temere” e ad avvicinarsi a Lei per esperire un incontro, ma, una volta liberati dal timore iniziale e guadagnata la loro fiducia, conferisce loro una missione.

Tanto il Figlio che la Madre, esattamente come il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e di Gesù di Nazareth non esigono, da noi, una fede scevra di paure. Il Dio dei nostri Padri nella fede, il Figlio e la “Bella Signora di La Salette” hanno fede in noi, prima che noi crediamo in loro. Credono in noi, con le nostre paure e le nostre capacità. Ci danno fiducia. Desiderano stringere un’alleanza con noi. E quando diveniamo consapevoli di questo, veniamo guariti dalle nostre paure, perché iniziamo a fidarci dello Spirito che è in noi (cfr. Mt 10,19-20). Siamo trasformati. E la fiducia nello Spirito e la trasformazione aprono a sorprendenti orizzonti, perché ci consentono di aprirci alla voce dell’Eterno che ci conferisce una missione.

La fiducia – una espressione d’amore e di fede…

«Avvicinatevi, figli miei,non abbiate paura,

sono qui per annunciarvi un grande messaggio»

L’evento di La Salette si apre con questo veemente appello a due Pastorelli. La Sacra Scrittura è piena delle due parole (paura e fiducia) nella densità del suo contenuto. Potremmo dire che è un libro che ci invita a vedere in Dio quell’amico che trova piacere nel camminare con l’uomo nelle più svariate situazioni della sua vita. 

Maria a La Salette fa proprie le parole con cui Dio si indirizzava al popolo o individualmente ai profeti: “Non abbiate timore… non abbia paura”. “Non temere, perché sono con te; non lanciare sguardi disperati perché io sono il tuo Dio” (Is 41,10); Gesù disse nel Nuovo Testamento: «Non aver paura, allora; vali più di molti uccelli» (Mt 10,31).

Da qui il segreto per superare la paura è la fiducia totale e completa in Dio. I due pastorelli si sono mossi verso l’interno per fare un passo avanti e mettersi a disposizione della Signora che ha portato loro un bel messaggio.

Quando la paura ci prende, perdiamo tutta la fiducia e la sicurezza che abbiamo. La paura ci rende disperati, e dove c’è la disperazione, Dio non è presente! Poiché la disperazione allontana la presenza di Dio, la disperazione è una mancanza di fiducia nel Signore, la disperazione è una mancanza di fede.

La paura che ci attanaglia toglie la nostra fede e la nostra fiducia nell’unico vero Dio; la paura ci rende deboli e malati. Proprio come ieri con i Suoi discepoli, Gesù ci guarda e assume attraverso sua Madre le sue parole eterne: «Coraggio, sono io! Non avere paura!» Dietro la voce della Madonna c’è l’eterna Parola di Dio, perché Maria ci ricorda il nostro dovere di fare ciò che suo Figlio ci raccomanda.

La costante “non temere” attira la nostra attenzione sul nostro impegno a riporre la nostra fiducia e fede nel Signore, come scrive il salmista: «In Dio ripongo la mia fiducia e non avrò paura; cosa può farmi l’uomo?» (Sal 56,12). 

Superata dal “potente” Covid19, la paura è diventata la parola d’ordine nel mondo di oggi. 
È in questo momento che le parole di Maria a La Salette ci invitano a fidarci, a “non aver paura” perché il Signore continua a guidare i destini di questo mondo. Ambasciatrice del progetto salvifico di Dio, la Madre di Dio condivide con noi l’esperienza della fiducia in Dio che le è stata trasmessa dall’angelo al tempo dell’Annunciazione.

Maria modello di fiducia…

Maria ben conosce il sentimento della paura. Quando l’Arcangelo Gabriele Le era apparso, Ella era come terrorizzata. Il Messaggero Divino l’ha calmata con l’invocazione: «Non temere!». Solo dopo segue il dialogo del rappresentante del Cielo con la più degna rappresentante dell’umanità nel più importante avvenimento del mondo, cioè nell’Incarnazione del Figlio di Dio.

A La Salette i ruoli si invertono: ora è Maria la messaggera divina che parla con i più semplici rappresentanti del genere umano – con i bambini che si sentono spaventati per aver sperimentato qualcosa di straordinario. La Bella Signora capisce perfettamente la paura di Massimino e di Melania, anche se essi, vedendo una donna piangente, nel suo aspetto esteriore simile ad altre donne di quella regione, si sentono acquietati a tal punto che non fuggono terrorizzati.

Nel comportamento di Maria si rivela il rispetto alla sensibilità umana verso le cose soprannaturali che richiedono un aiuto particolare per abituarsi ad esse. Una volta, prima che siamo caduti nella condizione del peccato e della morte, questa era la nostra caratteristica naturale. Adamo ed Eva, e solo loro tra tutto il genere umano, vivevano in una naturale, amichevole confidenza con Dio, finché non mangiarono il frutto proibito dall’albero della conoscenza del bene e del male. Prima loro, e in seguito tutti noi, abbiamo perduto quello stupendo stato di amicizia con Dio, libera da ogni paura, fino alla prima venuta del Salvatore al mondo. Solo in Gesù Cristo siamo capaci di stare faccia a faccia davanti a Dio, anche se nascosto dietro le sembianze del Figlio di Maria e di Giuseppe di Nazareth, e dopo la Sua Ascensione al Cielo sotto le specie del Pane e del Vino, e non moriamo di paura. Ma succede così solo perché ci sostiene la grazia del Salvatore, meritata sulla Croce e sigillata dalla Risurrezione. In Lui non c’è più nessuna paura di morte, non c’è nessun terrore di fronte alla Maestà Divina, ma c’è il grande timore, basato sulla convinzione che Dio ci ama, indipendentemente da chi siamo noi e da quanto possediamo.

Maria è stata la prima, assieme a San Giuseppe, a vedere il Dio Incarnato, si abituava alla Sua ordinarietà terrena e contemplava la Maestà Divina, nascosta dietro le sembianze della natura umana del Suo Figlio, Gesù. E in questo spirito parla ai bambini a La Salette: «Avvicinatevi, non abbiate paura!». Dice così, perché nella fede nella comunione dei santi noi tutti siamo uniti: gli uni al di qua, sulla Terra, ancora in pellegrinaggio al Cielo, gli altri ormai al di là, nel Cielo, aspettando la risurrezione del corpo.

Fidiamoci di Dio, sperando per l’intercessione di Maria di La Salette che Egli ci conceda la grazia di poter ricevere l’amore di Dio nel vero timore, basato non sulla paura, ma sulla lode di Dio, per la sua grande misericordia nei nostri confronti.

Flavio Gilio, MS

Eusébio Kangupe, MS

Karol Porczak, MS

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La Salette – quale volto di Dio?

Ottobre 2020

Il volto Paterno di Dio…

La domanda che introduce alla nuova sezione è, dal punto di vista della Bibbia, paradossale. Paradossale perché, da un lato, l’interrogativo esprime l’innato anelito umano al trascendente, a una relazione con il divino, alla ricerca di Dio (vedi per esempio Am 5,4 e Sal 27,9; 42,3; 44,25; 77,2-3; 105,4). Non a caso, l’invocazione o la preghiera di poter vedere il volto di Adonai è uno dei motivi che attraversa tutte le pagine bibliche. 

Dall’altro, però, la Bibbia ci ricorda non solo che colui che “[…] vede Dio muore” (Es 33,20), ma che “Dio, nessuno l’ha mai visto” (Gv 1,18; 1Gv 4,12). Persino Mosè, del quale la Scrittura riporta che Adonai “[…] parlava […] faccia a faccia, come un uomo parla al suo amico” (Es 33,11), non beneficia del dono di vedere il volto di Dio. Infatti, la sua richiesta (Es 33,18) non viene esaudita: sul Sinai, Mosè vede soltanto le spalle di Adonai, ma non il suo volto (Es 33,23).

Appare chiaro quindi che, nell’economia della Storia della Salvezza depositata nelle Scritture dell’Israele biblico, Dio ha sì, un volto, ma lo cela all’umana visione. In breve, le pagine bibliche ci ricordano costantemente due tratti salienti di Adonai: il suo volto non si mostra, ma parla. Il volto di Adonai è sorgente di una parola che si indirizza all’uomo con l’intenzione di rivelarsi, di entrare in relazione, e di farsi conoscere (vedi l’esperienza dell’Israele biblico brevemente descritta dalle parole di Mosè in Dt 4,12). In secondo luogo, il volto di Adonai non lo si vede, ma lo si esperisce. A questo riguardo, malgrado la testimonianza dell’Israele biblico sia estremamente ricca e poliedrica, converge intorno a due dimensioni. Si tratta, infatti, di un volto che soffre-con (compassione) e che si pone al fianco di coloro il cui cuore versa in miseria (misericordia) – vedi per esempio Es 3,7; 34,7; 1Re 22,17; Sal 144,8; Mt 14,14; 15,32; Lc 7,13.

Con il Nuovo Testamento l’umano esistere è ora segnato da una novità: Gesù di Nazareth viene compreso essere colui che esaudisce l’umano anelito di vedere il volto di Dio. Nell’esperienza dei primi Cristiani, il Dio invisibile diviene visibile – incluso il suo volto – in Gesù di Nazareth. L’invisibile volto di Dio si umanizza nel figlio di Maria di Nazareth. E l’evangelista Giovanni ci ricorda questa inaudita novità proprio all’inizio del suo Evangelo, quando scrive: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18).

Seguendo l’implicita logica giovannea, si può affermare che vedere il volto di Gesù di Nazareth è vedere il volto di Adonai, del Padre. E sebbene con parsimonia (Trasfigurazione, salita a Gerusalemme e Passione (Mt 17,2; 26,39.67; Mc 14,65; Lc 9,29.51.53), quando i quattro Evangeli menzionano il volto di Gesù, lo pongono sempre in relazione alla sua identità, ministero e missione. Si tratta di un volto che pronuncia, con fermezza, compassione e misericordia. 

Nel piccolo villaggio francese di La Salette, il gioco e il rinvio di volti continua. La Bella Signora parla faccia a faccia con Massimino e Melania. Come il volto visibile del Figlio rimanda al volto invisibile del Padre, così a La Salette, il volto della madre rinvia al volto del Figlio. Come il Figlio, il volto della madre, bagnato dalle delicate lacrime, pronuncia, con risolutezza, compassione e misericordia: «Avvicinatevi figli miei, non abbiate paura».

Il volto Filiale di Dio…

«Se il mio popolo non vuole sottomettersi,

sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio»

Il punto di partenza di tutto è il  primordiale che Maria dà al portatore del messaggio divino, l’Angelo Gabriele. Da allora, Maria si mette a disposizione di Dio come argilla in mano al vasaio. Ma più che argilla, Maria partecipa consapevolmente a questa missione nella sua condizione di “piena di grazia”. Per Maria il proprio Dio si mette nel cammino dell’incontro con l’uomo, contrariamente alla figura del figlio minore del vangelo che pentito ritorna imbarazzato alla casa paterna. Andare all’Incontro dell’uomo, cioè, venire al nostro incontro è proprio il carattere identificante dell’atto di Dio, attraverso le mediazioni. I profeti compirono con zelo la missione di rendere Dio presente all’interno della comunità umana. A questo punto, la Madonna, nelle sue apparizioni, non fa altro che compartecipare alla grandezza del cuore divino che, a tutti i costi, chiama l’uomo a scoprire il sentimento di Dio che è lieto di avere uomini con sé. 

La Salette rispecchia, in grande, il volto di Dio. Non tanto quanto montagna, anche se molti dei grandi eventi salvifici vissuti dal nostro Signore Gesù Cristo hanno molto a che fare con le montagne. Il messaggio di La Salette solleva in noi la decisione di tornare all’amicizia spesso spezzata a causa della mentalità dell’uomo contemporaneo che è orgoglioso di un cristianesimo vuoto di Cristo e del suo vangelo.

A La Salette, Maria si fa portavoce di un bellissimo messaggio incentrato sul Vangelo. Cioè, la Bella Signora non si proclama, prima di assumere come sue le parole che le sue labbra trasmettono. Basta guardare questo passaggio: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che mio figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarlo incessantemente e voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi».

Tuttavia, è un intero messaggio pieno di tenerezza divina; è un messaggio trasmesso da una persona in grado di comunicare con gli esseri umani, come è successo ai presenti alle nozze di Cana, “fate tutto ciò che vi dirà” (cfr. Gv 2,5). È bello sapere che nel messaggio della Signora in lacrime sia troppo chiaro il volto di Dio che “persegue” amorevolmente le sue creature create a “sua immagine e somiglianza” (Gen 1,26). 

Più che aiutarci a contemplare il volto di Dio, il messaggio ci dà l’opportunità di guardare la madre di Gesù, sempre presente nella vita della Chiesa quale volto materno di Dio, perché «ci fa sentire sempre meglio la tenerezza del Signore». Infatti, d´accordo con Isaia, 49.15, Dio proclama che il suo amore per il suo popolo è materno ed è più grande di quello di qualsiasi madre per il suo bambino; dall’altra, questa categoria si adatta ai bisogni dei tempi attuali in cui Maria risponde rivelando il volto materno di Dio. È la volontà assoluta di Dio di inviare Maria nella storia umana come messaggera di preghiera, conversione e spiritualità: «Le mariofanie conoscono un’escalation in questo richiamo, perché in esse la Vergine passa dalle parole al pianto e probabilmente al sanguinamento. È un grido della Madre che assume i toni della profezia e dell’apocalittica per fermare i passi dissennati di tanta parte del mondo e per mostrare in lei il volto misericordioso del Dio amore» (S. De Fiores, «Apparizioni», in Maria. Nuovissimo Dizionario, EDB, Bologna 2008, I, 59.). 

Il volto Materno di Dio…

Durante la prima tappa Maria nasconde il Suo viso dietro le mani, in un gesto che cela il pianto. Durante l’apparizione il volto della Bella Signora è appena visibile a Melania e totalmente impercettibile a Massimino a causa della forte luce che emanava dal viso di Maria. Parlando coi bambini, Ella piange sempre ed è molto triste. Questa afflizione si impadronisce di tutti e due testimoni che ascoltano le Sue parole.

La Madre del Signore che appare a La Salette, rappresenta il Cielo, la nostra ultima destinazione. È afflitta dal fatto che noi abbandoniamo Dio e non accettiamo quello che il Suo Figlio, Gesù, ha fatto per noi. Si addolora anche per il fatto che noi non accettiamo, come invece ha fatto Lei, la grazia di Dio che può far diventare anche noi persone, per le quali «l’Onnipotente ha fatto grandi cose».

A La Salette Maria ci ricorda che il fatto che Ella stia in anima e corpo nel Cielo è anche frutto della grande misericordia di Dio nei confronti dell’uomo. Ella, Immacolata nella Sua Concezione, ha sperimentato in anticipo la misericordia, perché in virtù della grazia è stata preservata dal peccato originale, mantenendo dentro di Sé il riflesso divino nella santità, della quale non è stata privata fin dalla sua concezione.

Noi, invece, possiamo di nuovo ricevere questo riflesso divino anche in virtù della grazia che abbiamo ricevuto. Di nuovo, perché ce ne hanno privato Adamo ed Eva per la loro disobbedienza. A questo punto vale la pena ricordare che ognuno di noi riceve sempre la pienezza della grazia, necessaria per poter, in obbedienza a Dio, beneficiare della libertà di non peccare e mantenere la propria anima immacolata fino al giudizio di Dio.

Maria è per ciascuno di noi l’esempio di una piena corrispondenza alla grazia di Dio, a tal punto che può definirsi Ella stessa l’Immacolata Concezione. Ciò vuol dire che Ella ci ricorda la nostra destinazione, alla quale ciascuno di noi è stato chiamato. E se ognuno di noi fosse obbediente a Dio e non sprecasse alcuna grazia che Dio generosamente e abbondantemente ci dona, sarebbe come Lei, come Maria, senza peccato, perché abitato dalla grazia.

La tristezza di Maria è, allora, la tristezza di Dio, perché vengono ignorati i suoi appelli, affinché l’uomo scelga Dio e la Sua volontà in modo libero e sincero, e in questo modo la condizione dell’uomo va peggiorando. È così perché l’uomo non va alla sorgente delle grazie, cioè a Gesù Eucaristia, ma preferisce sempre l’acqua dalle cisterne screpolate delle proprie forze e delle proprie brame.

Il Volto della Madonna è quello di una rappresentante della Famiglia di Dio, alla quale ciascuno di noi è invitato come fratello e sorella in Gesù. Nonostante questo grande onore, che noi tutti riceviamo scegliendo Dio, non ci comportiamo come membri di questa Famiglia Divina, ma come pecore nere rifiutiamo la nobiltà celeste e la dignità, vivendo lontano da Dio.

Flavio Gilio, MS

Eusébio Kangupe, MS

Karol Porczak, MS

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