La Vergine nella seconda parte del messaggio, dopo aver parlato della bestemmia e della profanazione del settimo giorno, afferma come a causa di
questa profanazione le patate si guastino, il grano si ammali, l' uva marcisca, si guastino tutti i prodotti del suolo di cui il popolo vive. Tutto è compromesso in forza del peccato.
L'ordine fisico non è indifferente all'ordine morale; i due ordini non sono divisi. Questo coordinarsi dell'ordine fisico all'ordine morale per noi è misterioso. Dopo il peccato non ci appare chiaramente, ma non possiamo negarlo. E il fatto di non poterlo negare trova una conferma nelle parole della Vergine.
La creazione non ha in sé la ragione d'essere; essa è nella volontà di Dio. Nessuna cosa creata ha in sé la ragione sufficiente d'essere; nessuna è necessaria. Da che cosa dipende allora se non dal-la volontà libera di Dio? Se la creazione riposa sulla volontà di Dio, come può sussistere contro questa volontà? Qui è il fondamento del rapporto fra ordine fisico e ordine morale. Riservandola a una redenzione futura, Dio non permette che il peccato dell'uomo debba far precipitare nel nulla la creazione, ma solo la pazienza di Dio sospende il decreto della morte e della fine. L'abbandono del Figlio non è il suo intervento diretto al casti-go e alla condanna, ma è un lasciare al male di compiere la propria rovina. La sua preghiera, unitamente alla «cura» della Madre per i figli, sospende in grande misura il male che dovrebbe conseguire naturalmente al peccato. Anzi la preghiera del Cristo e della Vergine nonostante tutto sembra assicurare la salvezza. La Vergine parla di castighi temporali, non sembra minacciare la dannazione eterna. E poi la conformità della volontà dell'uomo al volere di Dio che dà all'uomo un potere reale sulla creazione perché nella misura in cui l'umanità ritorna ad essere una con Dio, anche la creazione, che è legata all'uomo, ritorna ad avere insieme all'uomo una salvezza.
Il rapporto dell'uomo con Dio determina il rapporto della creazione con 1' uomo. Se l'uomo non vive in pace con Dio, se rompe la sua alleanza con lui, anche la creazione rompe la sua alleanza con l'uomo. Al contrario dalla fedeltà dell'uomo all'alleanza con Dio, la creazione intera ritorna amica dell'uomo. E quanto insegna nell'Antico Testamento il profeta Osea (2,23-24):
Per questo in risposta a questi mali che producono morte chiede una conversione degli uomini che non è ancora la fine del mondo presente, promette una miracolosa fecondità: «Se si convertono, le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi». Si è accennato più volte alla promessa, conviene soffermarci un poco su queste parole. Nel messaggio, i castighi sembrano prevalere sulla promessa; di fatto l'una e gli altri confermano l'insegnamento di un rapporto fra l'ordine morale e l'ordine fisico.
In questo coordinamento tra ordine fisico e ordine morale il Maria ci fa prendere coscienza che sono i santi che, non solo mantengono il mondo, ma lo fanno vivere. Questo insegnamento che ci sembra così strano, lo troviamo negli scritti dei primi secoli della chiesa. Il primo scritto apologetico cristiano, l'Apologia di Aristide, che risale a pochi anni dopo la morte dell'ultimo apostolo, fa questa stupefacente affermazione: «E per la preghiera dei cristiani che il mondo sussiste». Pochi anni dopo veniva scritta la Lettera a Diogneto; vi si legge: «Quello che l' anima è nel corpo, questo sono i cristiani nel mondo. Come il corpo vive perché vi è un'anima che gli dona la vita, così il mondo vive perché vi sono i cristiani. Se l'anima sfugge dal corpo, il corpo si disfà; così se i cristiani non fossero nel mondo, il mondo cadrebbe nel nulla».
P. Celeste Cerroni MS