Se il mio popolo non vuole sottomettersi…
Dopo l’affettuosa e rassicurante esortazione iniziale e la precisa motivazione della sua apparizione, la Vergine entra subito nel vivo, fissando quello che sarà il tema del suo Messaggio, stabilendo un accordo, un patto che si attuerà solo se sarà rispettato il “se” iniziale:SE IL MIO POPOLO NON VUOLE SOTTOMETTERSI…
Il “se” ha per logica una conseguenza.
Il “se” è un simbolo di libertà: la libertà dei figli di Dio, la libertà che Dio ci dona fino alle estreme conseguenze… Maria affida a noi, alle nostre scelte l’esito della sua missione a La Salette.
Il mio popolo. Parlando a Massimino e Melania la Vergine si rivolge all’umanità intera e soffre per il suo popolo. Infatti ogni persona, in quanto plasmata dalle mani dell’Altissimo, fa parte del “suo popolo” (“verranno da oriente e da occidente da settentrione e da mezzogiorno e sederanno a mensa nel regno di Dio” Lc 13,29) ma le parole di Maria sono indirizzate principalmente a noi battezzati, che, pur appartenendo a Cristo, non ricambiamo il suo amore di Madre tanto da farla piangere.
Un popolo però è composto da tante singole persone che Dio ama e conosce per nome; ma ci ama anche globalmente perché siamo il suo popolo. “…piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un Popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse… Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo” (Conc. Ecum. Vat. II Lumen gentium 9).
Siamo tutti concatenati e il peccato di uno contamina tutti ma anche il bene compiuto dal singolo si riversa su tutti.
Si è soliti dire che un’anima che si eleva, eleva il mondo. Domandiamoci, quindi, di quanto poco ci impegniamo per migliorarci e di quanto non bene fatto siamo responsabili.
Il Beato Giovanni Paolo II incontrando i giovani disse: “Il dono più grande che ognuno di noi può fare alla Chiesa è farsi santo”.
Sottomettersi, perché?
Non vuole sottomettersi. La Vergine manifesta, poi, il motivo di quel “se” iniziale. Dio dimostra il suo grande rispetto per l’uomo: sottomettersi non vuol dire obbedire per paura, ma essere coinvolti nella fedeltà e nell’amore.
Sottomettersi per libera scelta è spogliarsi di se stessi, del proprio io per fare spazio a Dio, non è mortificare la libertà e l’intelligenza ma è un atto di umiltà e di verità. Il peccato di Adamo ed Eva è stato il rifiuto della verità di essere creature:” sarete come Dio” (cfr Gen 3,5).
La vita di Gesù è un esempio di sottomissione: a Nazaret stava sottomesso a Maria e a Giuseppe (Lc 2, 51-52). Malgrado la sua angoscia di fronte alla morte “Gesù la assume in un atto di totale e libera sottomissione alla volontà del Padre suo. L’obbedienza di Gesù ha trasformato la maledizione della morte in benedizione” (Rom 5, 19-20).
Adesso pensiamo a quale esempio di sottomissione ci viene da Maria che liberamente condiziona tutta la sua vita a quel “Sono la serva de Signore, avvenga in me quello che hai detto” (Lc 1, 38), cosciente dell’enorme compito che le si poneva di fronte.
Nel Messaggio di Maria a La Salette traspare chiaramente un continuo richiamo biblico alla linea dei profeti. La Bibbia infatti è piena di esortazioni a cambiare strada, a tornare indietro, a prendere coscienza del proprio peccato e a lasciarsi riconciliare con Dio.
Maria a La Salette è un ponte tra l’antico e il nuovo testamento ma noi non “vogliamo” sottometterci, forse perché lo siamo già all’amor proprio, al denaro, al conformismo, alla superficialità, alla carriera, al desiderio di essere e di potere.
Quel “non vuole” è la parola chiave di tutto il Messaggio, è il rifiuto dell’uomo ad accettare Dio, Padre e Creatore, è l’ostinarsi ad ignorarlo e a fare a meno di Lui e della sua Legge. “Non vuole” è la scelta drammatica: può farlo ma non lo fa. La conseguenza è il peccato, che vuol dire seguire il separatore che non solo ci allontana da Dio, ma smembra il suo popolo. La Vergine Riconciliatrice ce lo ricorda piangendo.
I LAICI MEDITANO IL MESSAGGIO 3
Se il mio popolo non vuole sottomettersi…
Dopo l’affettuosa e rassicurante esortazione iniziale e la precisa motivazione della sua apparizione, la Vergine entra subito nel vivo, fissando quello che sarà il tema del suo Messaggio, stabilendo un accordo, un patto che si attuerà solo se sarà rispettato il “se” iniziale:SE IL MIO POPOLO NON VUOLE SOTTOMETTERSI…
Il “se” ha per logica una conseguenza.
Il “se” è un simbolo di libertà: la libertà dei figli di Dio, la libertà che Dio ci dona fino alle estreme conseguenze… Maria affida a noi, alle nostre scelte l’esito della sua missione a La Salette.
Il mio popolo. Parlando a Massimino e Melania la Vergine si rivolge all’umanità intera e soffre per il suo popolo. Infatti ogni persona, in quanto plasmata dalle mani dell’Altissimo, fa parte del “suo popolo” (“verranno da oriente e da occidente da settentrione e da mezzogiorno e sederanno a mensa nel regno di Dio” Lc 13,29) ma le parole di Maria sono indirizzate principalmente a noi battezzati, che, pur appartenendo a Cristo, non ricambiamo il suo amore di Madre tanto da farla piangere.
Un popolo però è composto da tante singole persone che Dio ama e conosce per nome; ma ci ama anche globalmente perché siamo il suo popolo. “…piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un Popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse… Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo” (Conc. Ecum. Vat. II Lumen gentium 9).
Siamo tutti concatenati e il peccato di uno contamina tutti ma anche il bene compiuto dal singolo si riversa su tutti.
Si è soliti dire che un’anima che si eleva, eleva il mondo. Domandiamoci, quindi, di quanto poco ci impegniamo per migliorarci e di quanto non bene fatto siamo responsabili.
Il Beato Giovanni Paolo II incontrando i giovani disse: “Il dono più grande che ognuno di noi può fare alla Chiesa è farsi santo”.
Sottomettersi, perché?
Non vuole sottomettersi. La Vergine manifesta, poi, il motivo di quel “se” iniziale. Dio dimostra il suo grande rispetto per l’uomo: sottomettersi non vuol dire obbedire per paura, ma essere coinvolti nella fedeltà e nell’amore.
Sottomettersi per libera scelta è spogliarsi di se stessi, del proprio io per fare spazio a Dio, non è mortificare la libertà e l’intelligenza ma è un atto di umiltà e di verità. Il peccato di Adamo ed Eva è stato il rifiuto della verità di essere creature:” sarete come Dio” (cfr Gen 3,5).
La vita di Gesù è un esempio di sottomissione: a Nazaret stava sottomesso a Maria e a Giuseppe (Lc 2, 51-52). Malgrado la sua angoscia di fronte alla morte “Gesù la assume in un atto di totale e libera sottomissione alla volontà del Padre suo. L’obbedienza di Gesù ha trasformato la maledizione della morte in benedizione” (Rom 5, 19-20).
Adesso pensiamo a quale esempio di sottomissione ci viene da Maria che liberamente condiziona tutta la sua vita a quel “Sono la serva de Signore, avvenga in me quello che hai detto” (Lc 1, 38), cosciente dell’enorme compito che le si poneva di fronte.
Nel Messaggio di Maria a La Salette traspare chiaramente un continuo richiamo biblico alla linea dei profeti. La Bibbia infatti è piena di esortazioni a cambiare strada, a tornare indietro, a prendere coscienza del proprio peccato e a lasciarsi riconciliare con Dio.
Maria a La Salette è un ponte tra l’antico e il nuovo testamento ma noi non “vogliamo” sottometterci, forse perché lo siamo già all’amor proprio, al denaro, al conformismo, alla superficialità, alla carriera, al desiderio di essere e di potere.
Quel “non vuole” è la parola chiave di tutto il Messaggio, è il rifiuto dell’uomo ad accettare Dio, Padre e Creatore, è l’ostinarsi ad ignorarlo e a fare a meno di Lui e della sua Legge. “Non vuole” è la scelta drammatica: può farlo ma non lo fa. La conseguenza è il peccato, che vuol dire seguire il separatore che non solo ci allontana da Dio, ma smembra il suo popolo. La Vergine Riconciliatrice ce lo ricorda piangendo.