La Salette: dalla paura alla fiducia
Novembre 2020
Non abbiate paura…
Nulla dell’umano esodare è escluso dalla Bibbia. Incluse le tematiche del timore e della fiducia. Paura e fiducia: parole-chiave che determinano la differenza tra il semplice “esistere” e “vivere pienamente”. Di questo pare essere consapevole la Bibbia, che registra più di 365 istanze riguardanti l’invito a non temere.
Le Sacre Scritture, riconoscono due tipi di timore. Uno fortifica, ed è quello che la Bibbia chiama il “timore di Adonai”, principio di sapienza (cfr. Prov 1,7). Il secondo è uno spirito di paura, che consuma, attanaglia, paralizza e debilita. Tutti l’abbiamo sperimentato, almeno una volta. Possiamo fare scelte sbagliate perché maturate nella paura; oppure preferiamo, intenzionalmente, non scegliere perché bloccati dalla paura dell’ignoto, dell’incertezza, del fallimento, di ciò che gli altri possono pensare di noi, ecc. Sì, questo tipo di timore è paralizzante. E la maggior parte di noi desidera “non temere” per poter vivere realmente e non solo esistere, per essere liberi di amare e di essere amati (cfr. 1Gv 4,18).
Nella vita del credente, paura e fiducia, coesistono. Quello che è rilevante è la domanda: a che cosa diamo maggiormente ascolto? Che cosa ispira e orienta il nostro vivere? Paura o fiducia? È interessante notare, a questo riguardo, che persino i nostri Padri e le nostre Madri nella fede hanno sperimentato sia la paura che la sfiducia, malgrado siano stati scelti da Dio e disposti a seguire la voce dell’Eterno. Si vedano, per esempio, le figure di Abramo, Isacco, Giacobbe, il grande legislatore Mosè, il re biblico per eccellenza, Davide (Sal 56,10-11), Sara, Ruth, Rachele, Miriam la sorella di Mosè, Pietro, o i Dodici Apostoli…
Persino Giuseppe (Mt 1,20) e Maria di Nazareth esperiscono il sentimento del timore. Subito dopo le parole dell’angelo Gabriele, l’evangelista Luca riporta che Maria “fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo” (Lc 1,29). Sì: da un lato i protagonisti maggiori della Storia della Salvezza sono assaliti dal timore, ma dall’altro lato, sanno dare fiducia alle Parole dell’Eterno.
Qualcosa di simile si può dire di Massimino e Melania a La Salette. Quando Melania, all’improvviso, scorge un globo di luce proprio lì dove precedentemente avevano depositato i loro tascapane, chiama, agitata e incuriosita, Massimino. Entrambi sono colti da timore: Melania lascia cadere il suo bastone e Massimino cerca di riprenderlo, nel caso fosse necessario difendersi da quella luce misteriosa. La paura lascia spazio alla fiducia quando, dopo aver scorto all’interno del globo di luce la figura di una “Bella Signora”, seduta con i gomiti poggiati sulle ginocchia, il viso nascosto tra le mani e singhiozzante, odono le seguenti parole: “Avvicinatevi, figli miei, non abbiate paura, sono qui per annunciarvi un grande messaggio”.
La dinamica inziale di questo incontro ricalca la dinamica dei numerosi incontri con l’Eterno registrati dalla Bibbia. Sovente si tratta di incontri che, inizialmente, generano timore in colui che li esperisce. Ma con il timore iniziale vi è sempre una parola divina, capace di instillare fiducia e aprire ad orizzonti insperati. Gesù di Nazareth, per esempio, guarisce la paura di Pietro non solo incoraggiandolo a “non temere”, ma anche conferendogli una missione: «D’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5,10). Similmente, a La Salette, la “Bella Signora” non solo invita i due bambini a “non temere” e ad avvicinarsi a Lei per esperire un incontro, ma, una volta liberati dal timore iniziale e guadagnata la loro fiducia, conferisce loro una missione.
Tanto il Figlio che la Madre, esattamente come il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e di Gesù di Nazareth non esigono, da noi, una fede scevra di paure. Il Dio dei nostri Padri nella fede, il Figlio e la “Bella Signora di La Salette” hanno fede in noi, prima che noi crediamo in loro. Credono in noi, con le nostre paure e le nostre capacità. Ci danno fiducia. Desiderano stringere un’alleanza con noi. E quando diveniamo consapevoli di questo, veniamo guariti dalle nostre paure, perché iniziamo a fidarci dello Spirito che è in noi (cfr. Mt 10,19-20). Siamo trasformati. E la fiducia nello Spirito e la trasformazione aprono a sorprendenti orizzonti, perché ci consentono di aprirci alla voce dell’Eterno che ci conferisce una missione.
La fiducia – una espressione d’amore e di fede…
«Avvicinatevi, figli miei,non abbiate paura,
sono qui per annunciarvi un grande messaggio»
L’evento di La Salette si apre con questo veemente appello a due Pastorelli. La Sacra Scrittura è piena delle due parole (paura e fiducia) nella densità del suo contenuto. Potremmo dire che è un libro che ci invita a vedere in Dio quell’amico che trova piacere nel camminare con l’uomo nelle più svariate situazioni della sua vita.
Maria a La Salette fa proprie le parole con cui Dio si indirizzava al popolo o individualmente ai profeti: “Non abbiate timore… non abbia paura”. “Non temere, perché sono con te; non lanciare sguardi disperati perché io sono il tuo Dio” (Is 41,10); Gesù disse nel Nuovo Testamento: «Non aver paura, allora; vali più di molti uccelli» (Mt 10,31).
Da qui il segreto per superare la paura è la fiducia totale e completa in Dio. I due pastorelli si sono mossi verso l’interno per fare un passo avanti e mettersi a disposizione della Signora che ha portato loro un bel messaggio.
Quando la paura ci prende, perdiamo tutta la fiducia e la sicurezza che abbiamo. La paura ci rende disperati, e dove c’è la disperazione, Dio non è presente! Poiché la disperazione allontana la presenza di Dio, la disperazione è una mancanza di fiducia nel Signore, la disperazione è una mancanza di fede.
La paura che ci attanaglia toglie la nostra fede e la nostra fiducia nell’unico vero Dio; la paura ci rende deboli e malati. Proprio come ieri con i Suoi discepoli, Gesù ci guarda e assume attraverso sua Madre le sue parole eterne: «Coraggio, sono io! Non avere paura!» Dietro la voce della Madonna c’è l’eterna Parola di Dio, perché Maria ci ricorda il nostro dovere di fare ciò che suo Figlio ci raccomanda.
La costante “non temere” attira la nostra attenzione sul nostro impegno a riporre la nostra fiducia e fede nel Signore, come scrive il salmista: «In Dio ripongo la mia fiducia e non avrò paura; cosa può farmi l’uomo?» (Sal 56,12).
Superata dal “potente” Covid19, la paura è diventata la parola d’ordine nel mondo di oggi.
È in questo momento che le parole di Maria a La Salette ci invitano a fidarci, a “non aver paura” perché il Signore continua a guidare i destini di questo mondo. Ambasciatrice del progetto salvifico di Dio, la Madre di Dio condivide con noi l’esperienza della fiducia in Dio che le è stata trasmessa dall’angelo al tempo dell’Annunciazione.
Maria modello di fiducia…
Maria ben conosce il sentimento della paura. Quando l’Arcangelo Gabriele Le era apparso, Ella era come terrorizzata. Il Messaggero Divino l’ha calmata con l’invocazione: «Non temere!». Solo dopo segue il dialogo del rappresentante del Cielo con la più degna rappresentante dell’umanità nel più importante avvenimento del mondo, cioè nell’Incarnazione del Figlio di Dio.
A La Salette i ruoli si invertono: ora è Maria la messaggera divina che parla con i più semplici rappresentanti del genere umano – con i bambini che si sentono spaventati per aver sperimentato qualcosa di straordinario. La Bella Signora capisce perfettamente la paura di Massimino e di Melania, anche se essi, vedendo una donna piangente, nel suo aspetto esteriore simile ad altre donne di quella regione, si sentono acquietati a tal punto che non fuggono terrorizzati.
Nel comportamento di Maria si rivela il rispetto alla sensibilità umana verso le cose soprannaturali che richiedono un aiuto particolare per abituarsi ad esse. Una volta, prima che siamo caduti nella condizione del peccato e della morte, questa era la nostra caratteristica naturale. Adamo ed Eva, e solo loro tra tutto il genere umano, vivevano in una naturale, amichevole confidenza con Dio, finché non mangiarono il frutto proibito dall’albero della conoscenza del bene e del male. Prima loro, e in seguito tutti noi, abbiamo perduto quello stupendo stato di amicizia con Dio, libera da ogni paura, fino alla prima venuta del Salvatore al mondo. Solo in Gesù Cristo siamo capaci di stare faccia a faccia davanti a Dio, anche se nascosto dietro le sembianze del Figlio di Maria e di Giuseppe di Nazareth, e dopo la Sua Ascensione al Cielo sotto le specie del Pane e del Vino, e non moriamo di paura. Ma succede così solo perché ci sostiene la grazia del Salvatore, meritata sulla Croce e sigillata dalla Risurrezione. In Lui non c’è più nessuna paura di morte, non c’è nessun terrore di fronte alla Maestà Divina, ma c’è il grande timore, basato sulla convinzione che Dio ci ama, indipendentemente da chi siamo noi e da quanto possediamo.
Maria è stata la prima, assieme a San Giuseppe, a vedere il Dio Incarnato, si abituava alla Sua ordinarietà terrena e contemplava la Maestà Divina, nascosta dietro le sembianze della natura umana del Suo Figlio, Gesù. E in questo spirito parla ai bambini a La Salette: «Avvicinatevi, non abbiate paura!». Dice così, perché nella fede nella comunione dei santi noi tutti siamo uniti: gli uni al di qua, sulla Terra, ancora in pellegrinaggio al Cielo, gli altri ormai al di là, nel Cielo, aspettando la risurrezione del corpo.
Fidiamoci di Dio, sperando per l’intercessione di Maria di La Salette che Egli ci conceda la grazia di poter ricevere l’amore di Dio nel vero timore, basato non sulla paura, ma sulla lode di Dio, per la sua grande misericordia nei nostri confronti.
Flavio Gilio, MS
Eusébio Kangupe, MS
Karol Porczak, MS